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Pembrolizumab prolunga la sopravvivenza globale in misura maggiore rispetto alla chemioterapia nel cancro del polmone non-a-piccole cellule con alti livelli di PD-L1


Lo studio KEYNOTE-010 ha mostrato che Pembrolizumab ( Keytruda ) ha migliorato la sopravvivenza globale in misura maggiore rispetto alla chemioterapia nei pazienti con cancro del polmone in fase avanzata con alti livelli di PD-L1.

Merck & Co ( MSD in Italia ) ha comunicato che i pazienti che assumono Pembrolizumab al dosaggio di 2 mg /kg e quelli trattati con una dose sperimentale di 10 mg/kg hanno presentato una più lunga sopravvivenza globale rispetto a quelli trattati con Docetaxel ( Taxotere ), un trattamento chemioterapico standard per il carcinoma polmonare non-a-piccole cellule, la forma più comune di cancro ai polmoni.
Pembrolizumab ha così raggiunto l’obiettivo principale dello studio.

I pazienti i cui tumori esprimevano alti livelli della proteina PD-L1 hanno presentato anche una maggiore sopravvivenza senza progressione della malattia rispetto ai pazienti trattati con Docetaxel.
I pazienti i cui tumori non esprimevano PD-L1 ad alti livelli, non hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi nella sopravvivenza libera da progressione.

La sicurezza di Pembrolizumab era in linea con quella riscontrata negli studi clinici precedenti tra i pazienti affetti da carcinoma polmonare non-a-piccole cellule.

Recentemente, l’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato Keytruda mediante un iter accelerato per il trattamento dei pazienti affetti da tumore del polmone non-a-piccole cellule in fase avanzata, e alta espressione di PD-L1.

Keytruda è un trattamento simile a Opdivo ( Nivolumab ) di Bristol-Myers Squibb. Sono entrambi anticorpi monoclonali progettati per bloccare l'interazione tra PD-L1 e un'altra proteina, PD-1, la cui funzione naturale è quella di controllare il sistema immunitario. Impedendo l'interazione tra PD-L1 e PD-1, questi farmaci, denominati inibitori del checkpoint immunitario, consentono al sistema immunitario del paziente di riconoscere e quindi attaccare le cellule tumorali. ( Xagena )

Fonte: Merck & Co, 2015

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