Sindromi mielodisplastiche a basso e ad alto rischio: il Triossido di Arsenico produce risposte durevoli e indipendenza da trasfusioni


Sono stati presentati i dati preliminari di uno studio clinico di fase II condotto in diversi Centri negli Stati Uniti, riguardanti il Triossido di Arsenico ( Trisenox ), somministrato per via iniettiva a 67 pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche ( MDS ).

Tra i 62 pazienti valutabili per l’efficacia, 6 pazienti su 29 a basso rischio ( 21% ) hanno raggiunto una risposta ematologica maggiore, mentre tra i pazienti ad alto rischio 4 soggetti su 33 ( 12% ) hanno mostrato una risposta ematologica maggiore.
Inoltre, la terapia a base di Triossido di Arsenico ha portato a un'indipendenza dalla necessità di trasfusioni in 5 pazienti con una riduzione pari o superiore al 50% nelle richieste transfusionali in 8 soggetti ( 13% ) tra i partecipanti allo studio.

Le risposte, osservate in ciascuna linea cellulare, avevano una durata media di circa 5 mesi.

Le sindromi mielodisplastiche sono patologie del midollo osseo che provocano anemia e rischio di emorragie o di infezioni, a causa dell'incapacità dell'organismo di produrre globuli rossi, piastrine oppure globuli bianchi in grado di combattere le infezioni.
Numerosi pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche necessitano di frequenti trasfusioni di globuli rossi e/o piastrine.
I pazienti con sindromi mielodisplastiche, in prevalenza pazienti ad alto rischio, possono sviluppare forme leucemiche acute, che spesso si rivelano rapidamente fatali.

Il Triossido di Arsenico ha dimostrato di favorire l'incremento del numero di eritrociti e degli altri due tipi di cellule ematiche nei pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche.
Di particolare rilievo il fatto che numerosi pazienti che hanno mostrato una risposta alla terapia non hanno più avuto necessità di trasfusione di sangue.
La capacità di risposta è stata riscontrata non solo nei pazienti a basso rischio ma anche nei pazienti ad alto rischio, che spesso necessitano di più trasfusioni.

Lo studio è stato anche condotto al fine di definire il profilo di sicurezza del Triossido di Arsenico ( 0.25 mg/kg/giorno ), come singolo agente, somministrato per 5 giorni a settimana per 2 settimane, con un'interruzione di 2 settimane.
I risultati hanno evidenziato che il trattamento con il Triossido di Arsenico è associato a una buona tollerabilità, con eventi avversi da lievi a moderati.

Il Triossido di Arsenico è stato approvato dall’FDA ( Food and Drug Administration ) per la cura dei soggetti affetti da leucemia promielocitica acuta recidivante o refrattaria.

L'autorizzazione alla commercializzazione di Trisenox negli Stati Uniti è stata concessa sulla base dei risultati di uno studio che ha riguardato 40 pazienti affetti da leucemia promielocitica acuta recidivante trattati con 0.15 mg/kg di Triossido di Arsenico, fino al momento della remissione del midollo osseo o per un massimo di 60 giorni. Trentaquattro pazienti ( 85% ) hanno raggiunto la remissione completa ( CR ).
Combinando i risultati osservati in questi 40 pazienti con quelli dei 12 pazienti monitorati nell'ambito di uno studio pilota, l'indice di risposta complessiva è stato dell'87%.

Alcuni pazienti affetti da leucemia promielocitica acuta, trattati con il Triossido di Arsenico hanno mostrato una sindrome di differenziazione, con una sintomatologia simile a quella della sindrome di leucemia promielocitica acuta trattata con Acido Retinoico.
Il Triossido di Arsenico può causare un prolungamento dell'intervallo QT, con possibile insorgenza di torsione di punta e blocco atrioventricolare completo.

Tra i più comuni eventi avversi associati all'uso del Triossido di Arsenico: ipokaliemia, ipermagnesiemia e trombocitopenia, che sono stati riportati nel 13% dei pazienti ( n=40 ). Dolori addominali, dispnea, ipossia, dolori ossei e neutropenia sono stati riportati nel 10% di questi pazienti, mentre l'8% dei pazienti ha manifestato artralgia, neutropenia febbrile e coagulazione intravascolare disseminata. ( Xagena_2004 )

Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ), 2004



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