La proteina C-reattiva ad alta sensibilità predice la mortalità ma non l'ictus


I Ricercatori del Columbia University a New York negli Stati Uniti, hanno condotto uno studio per determinare se la proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hs-CRP ) e l'amiloide A sierico fossero predittive di ictus, eventi vascolari e mortalità in uno studio di coorte prospettico.

I marcatori di infiammazione sono stati associati al rischio di infarto del miocardio, ma la loro associazione con l'ictus è controversa.

I dati sono stati ottenuti dal Northern Manhattan Study, una coorte di soggetti di 40 anni d’età o superiore, liberi da ictus ( follow-up mediano: 7.9 anni ).

La proteina C-reattiva ad alta sensibilità e l'amiloide A sierico sono stati misurati utilizzando la nefelometria.

La misurazione di hs-CRP è risultata disponibile per 2.240 partecipanti ( età media: 68.9; 64.2% donne; 18.8% bianchi, 23.5% neri e 55.1% ispanici ).
La concentrazione mediana di proteina C-reattiva ad alta sensibilità era pari a 2.5 mg/L.

Rispetto ai partecipanti con valori di hs-CRP minori di 1 mg/L, quelli con valori maggiori di 3 mg/L erano a maggior rischio di ictus ischemico in un modello aggiustato per caratteristiche demografica ( HR=1.60 ), ma l'effetto è risultato attenuato dopo aggiustamento per altri fattori di rischio ( HR aggiustato = 1,20 ).

Le concentrazioni di proteina C-reattiva ad alta sensibilità superiore a 3 mg/L sono risultate associate a rischio di infarto miocardico ( HR aggiustato = 1.70 ) e di mortalità ( HR aggiustato = 1.55 ).

L'amiloide A sierico non è risultato associato a rischio di ictus.

In conclusione, in questa coorte multietnica, la proteina C-reattiva ad alta sensibilità non è risultata associata a ictus ischemico, ma è risultata moderatamente associata a infarto del miocardio e alla mortalità.
Il valore della proteina C reattiva ad alta sensibilità e l'amiloide A sierico potrebbe dipendere dalle caratteristiche della popolazione come età e altri fattori di rischio. ( Xagena_2009 )

Elkind MS et al, Neurology 2009; 73: 1300-1307



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