Prevenzione delle recidive di fibrillazione atriale: risultati deludenti della terapia upstream con Ace inibitori e sartani


La fibrillazione atriale è un’aritmia estremamente comune. Purtroppo i mezzi attualmente a disposizione per controllare le recidive aritmiche ( farmaci antiaritmici, ablazione transcatetere ) hanno un’efficacia non ottimale. Pertanto negli ultimi anni è stata posta attenzione alla terapia farmacologica upstream, volta a modificare il substrato dell’aritmia; i farmaci più promettenti sono sembrati quelli attivi sul sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Numerose analisi post-hoc di grandi studi clinici, in vari contesti clinici, hanno dimostrato l’efficacia degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina ( Ace inibitori ) e degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II ( sartani ) nella prevenzione primaria della fibrillazione atriale.

I risultati sono stati invece molto più deludenti nella prevenzione secondaria della fibrillazione atriale. Gli studi prospettici, randomizzati contro placebo e in doppio cieco, hanno dato quasi tutti risultati negativi. In particolare il GISSI-AF, il più ampio studio sull’impiego di un sartano nella profilassi delle recidive di fibrillazione atriale, con 1442 pazienti arruolati, non ha evidenziato alcuna differenza tra i pazienti trattati con Valsartan ( 51.4% di recidive di fibrillazione atriale a 12 mesi ) rispetto a quelli trattati con placebo ( 52.1%, p=NS ).

Pertanto, non appare, ad oggi, giustificato l’impiego di Ace inibitori o di sartani per prevenire le recidive di fibrillazione atriale. ( Xagena_2010 )

Disertori M et al, G Ital Cardiol 2010;11:829-834



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