Caratteristiche del defibrillatore cardiaco impiantabile sottocutaneo


Il defibrillatore cardiaco impiantabile sottocutaneo ( S-ICD ) è costituito da una cassa che viene posizionata in regione medio-ascellare e da un elettrocatetere da defibrillazione che viene tunnellizzato in sede parasternale prevalentemente sinistra o, in casi selezionati, destra.

Il coil da defibrillazione è compreso tra due elettrodi di sensing mentre la cassa funge da terzo elettrodo, servendo sia da componente indispensabile del sistema di defibrillazione sia come elettrodo di sensing alternativo.
I due elettrodi lungo lo sterno e la cassa forniscono tre possibili vettori di sensing. Di conseguenza, S-ICD è in grado di leggere il segnale come un ECG di superficie che viene interpretato mediante algoritmi estremamente sofisticati sia per poter distinguere in maniera corretta i complessi QRS dall’onda T, sia per poter discriminare le aritmie sopraventricolari da quelle ventricolari, sia infine per poter riconoscere l’eventuale rumore da potenziali muscolari.

Per verificare l’eleggibilità di un paziente all’impianto di ICD sottocutaneo vi è bisogno di uno screening pre-impianto che verifichi come la traccia elettrocardiografica sia di qualità sufficiente. Quest’ultimo è ormai un processo automatico, eseguito dal programmatore posizionando gli elettrodi così da simulare la posizione degli elettrodi del catetere di defibrillazione e della cassa.

Dopo l’impianto, il dispositivo sceglierà automaticamente il vettore di sensing ottimale nel distinguere il complesso QRS dall’onda T.
La capacità di discriminare correttamente le varie onde elettrocardiografiche può essere inficiata da anomalie coesistenti che riguardano l’onda P, il complesso QRS e l’onda T, quali ingrandimento atriale, ischemia miocardica, blocchi di branca o anomalie della depolarizzazione, così come da varianti anatomiche o cambi posturali, che possono alterare il rapporto tra la posizione del cuore e degli elettrodi di sensing. ( Xagena_2019 )

Migliore F et al, G Ital Cardiol 2019; 20: 641-650

Xagena_Medicina_2019