Gestione ospedaliera dei pazienti con flutter atriale


Si sa poco sull'uso di farmaci e sulle procedure per la gestione del flutter atriale nella pratica clinica di routine.

Medici del Duke University Medical Center, a Durham negli Stati Uniti, hanno descritto la diffusione dell'uso di terapie di conversione durante le ospedalizzazioni per flutter atriale.

Sono state esaminate le ospedalizzazioni per diagnosi primarie di flutter atriale nel periodo 2000-2004.

Lo studio di coorte ha riguardato 19.825 ospedalizzazioni e 13.059 ( 65.9% ) di queste hanno incluso l’utilizzo ospedaliero di una o più terapie di conversione.

I trattamenti effettuati da specialisti diversi dai cardiologi ( odds ratio [ OR ] 0.37 ), il sesso femminile ( OR=0.84 ), la razza non-bianca ( OR=0.83 ) e l’età superiore ai 70 anni ( OR=0.88 ) sono risultati associati a un rischio minore di terapia di conversione, rispetto alla terapia di non-conversione.

La cardiomiopatia ( OR=1.33 ), l’insufficienza cardiaca ( OR=1.17 ), la coronaropatia ( OR=1.14 ), la diagnosi secondaria di fibrillazione atriale ( OR=1.28 ) e l’ospedalizzazione nel 2000 o nel 2001 versus periodo successivo ( OR=1.22 ) sono risultati associati a un maggior rischio di terapia di conversione versus terapia di non-conversione.

In conclusione, uno o più metodi di conversione del ritmo sinusale sono stati utilizzati in 2/3 delle ospedalizzazioni con diagnosi primaria di flutter atriale.
E’ stato osservato un uso maggiore di terapie di conversione nei pazienti con altre cardiopatie, e un utilizzo inferiore tra le persone anziane, le donne, e le minoranze razziali. ( Xagena_2010 )
LaPointe NM et al, Am Heart J 2010; 159: 370-376



Link: MedicinaNews.it

Cardio2010