Indagine sull'ablazione transcatetere per la fibrillazione atriale nell'Unione Europea


La fibrillazione atriale è la più comune aritmia cardiaca ed è associata a una ridotta qualità di vita e a un aumento di esiti avversi come infarto miocardico, insufficienza cardiaca, aumento dei ricoveri ospedalieri e mortalità.

L’ablazione transcatetere per la fibrillazione atriale è diventata una procedura comune anche se esiste una significativa variabilità nelle strategie utilizzate e nel successo di questa tecnica a medio e lungo termine.

Il Registro prospettico dell'ablazione per la fibrillazione atriale tenuto dall'European Heart Rhytm Association ( EHRA ) dell'ESC ( European Society of Cardiology ) ha come obiettivo quello di monitorare l'epidemiologia clinica dei pazienti sottoposti alla procedura di ablazione per fibrillazione atriale, i processi diagnostici / terapeutici e gli esiti acuti e a medio termine nonché le complicanze da procedura.

Sono stati riportati i risultati del follow-up a 1 anno dell’Atrial Fibrillation Ablation Pilot Study, allo scopo di analizzare come i diversi Centri valutassero nella pratica clinica il successo della procedura nonché di valutare la percentuale di successo di questa tecnica e la sicurezza e le complicanze a lungo termine.

Allo studio hanno preso parte complessivamente 72 Centri europei, che hanno coinvolto 1410 pazienti.
Gli ospedali partecipanti avevano un'utenza media di 500.000 abitanti, con un media annuale di procedure di ablazione transcatetere di 179.

La procedura di ablazione non è stata effettuata su 19 pazienti ( 1.3% ) a causa della presenza di un trombo intracardiaco ( n=7 ), tamponamento durante la puntura transettale ( n=7 ), complicanze non-dovute alla procedura ( n=4 ), evento cerebrovascolare ( n=1 ).
Un solo paziente su 1391( 0:07% ) sottoposti alla procedura è morto.

Dei 1390 pazienti che hanno completato la fase ospedaliera, 1300 ( 93.5% ) sono stati valutati a 1 anno di distanza dall'ablazione.

Più di metà della popolazione in seguito alla procedura di ablazione non ha più riportato alcuna sintomatologia ( 54.7% ); per i restanti pazienti i sintomi più comuni sono stati palpitazioni ( 34.3% ), senso di stanchezza ( 12.6% ) e dispnea da sforzo ( 12.9% ).

L'87.2% dei pazienti si è sottoposto ad almeno un elettrocardiogramma ( ECG ) durante il follow-up, mostrando ritmo sinusale nell'87.9%, fibrillazione atriale nel 7.6%, palpitazione atriale atipica o normale nell'1.3%.

Nel complesso, a 1 anno dalla procedura di ablazione il 64.7% dei pazienti era in terapia con anticoagulanti; è stata, inoltre, osservata una correlazione con il rischio cardioembolitico: il 48% dei pazienti con un valore di CHADS2-Vasc di 0.63%, 3% con un valore di CHADS2-Vasc uguale a 1 e 76.2% con CHADS2-Vasc maggiore di 1 ( p inferiore a 0.0001 ).

Il 49% dei pazienti, durante la valutazione a 12 mesi, risultava sotto trattamento con farmaci antiaritmici.
I pazienti sottoposti ad ablazione transcatetere per fibrillazione atriale parossistica erano meno frequentemente sottoposti a terapia farmacologica rispetto ai pazienti con fibrillazione atriale non-parossistica ( 55% vs 46,4% rispettivamente, p=0.004 ); inoltre, i pazienti che avevano riportato sintomi di vario genere durante il follow-up erano con maggiore probabilità anche quelli sottoposti a terapia farmacologica ( 54.8 vs 41.5%, p inferiore a 0.0001 ).
Complessivamente, sono stati valutati i dati di 1281 pazienti; è stato documentato almeno un episodio di aritmia atriale ( fibrillazione atriale o palpitazioni ) in 459 pazienti ( 35.8% ) e i pazienti con fibrillazione atriale non-parossistica hanno mostrato una probabilità maggiore di episodi aritmici ( 43.6% vs 32% dei pazienti con fibrillazione atriale parossistica, p inferiore a 0.0001 ).

Durante il periodo blanking, 194 pazienti ( 15.1% ) hanno riportato un episodio di aritmia atriale e, tra questi, si sono verificati 2 decessi nei primi 3 mesi dalla procedura.

La procedura è risultata di successo in 944 pazienti ( 73.7% ); solamente in 522 ( 40.7% ) è stato raggiunto esito positivo senza la necessità di una terapia farmacologica aggiuntiva, ma questi risultati sono da considerare, comunque, con attenzione perché il protocollo non richiedeva l'interruzione della terapia dopo il periodo blanking.

Per raggiungere l'esito positivo il 18.3% dei pazienti è stato sottoposto a una seconda procedura di ablazione e il 43.4% è risultato ancora sotto terapia antiaritmica alla valutazione a 1 anno.

E' stato osservato un tasso di successo significativamente minore nei pazienti con fibrillazione atriale duratura rispetto ai pazienti con fibrillazione atriale parossistica ( 57.8 vs 74.3% rispettivamente ).

La probabilità di successo della procedura è risultata influenzata in maniera significativa dall'indice di massa corporea ( BMI ), il tipo di fibrillazione atriale, l'assenza di altre patologie e il diametro atriale sinistro.

L'unico fattore predittivo di fallimento 12 mesi dopo l'ablazione era rappresentato dall'insorgenza di almeno un episodio di aritmia durante il periodo blanking.

Escludendo episodi di tachicardia / palpitazioni atriali dopo la procedura, 32 pazienti ( 2.5% ) hanno riportati eventi avversi durante il follow-up: impianto di pacemaker ( n=13 ), lesioni vascolari ( n=9) , eventi cerebrovascolari ( n=7 ), lesioni del nervo frenico ( n=2 ) e una stenosi della vena polmonare; inoltre, ulteriori 272 pazienti hanno sofferto di tachicardia / palpitazioni nel primo anno dopo la procedura. ( Xagena_2014 )

Fonte: European Heart Journal, 2014

Xagena_Medicina_2014