Vitamina D: benefici


La carenza di Vitamina D è stata collegata a malattie polmonari ostruttive croniche, tubercolosi, malattie infiammatorie della colonna vertebrale, degenerazione maculare legata all'età e altre patologie.

D'altra parte, l'assunzione di alte dosi di Vitamina-D non ha aiutato pazienti con sclerosi multipla, e non ha portato alcun beneficio nel ridurre la massa ventricolare sinistra nei pazienti con insufficienza renale cronica.

Secondo i ricercatori del Maine Medical Research Center Institute di Scarborough ( Stati Uniti ) mancano prove concrete a conferma dei benefici della Vitamina-D.

Nel corso della riunione dell'American Heart Association ( AHA ) sono stati presentati diversi studi che hanno indicato un’associazione tra bassi livelli di Vitamina D e vari aspetti della malattia cardiaca.
Tuttavia, al momento, non ci sono studi clinici che abbiano dimostrato un effetto di riduzione del rischio cardiovascolare con un aumento dei livelli di Vitamina D.

Lo studio VITAL ( Vitamin D and Omega-3 ), potrebbe far luce sulla questione. Si tratta di uno studio randomizzato che ha coinvolto circa 20.000 pazienti per verificare se l'integrazione giornaliera di Vitamina-D potesse prevenire il cancro e le malattie cardiovascolari. Si tratta di uno dei pochi studi clinici randomizzati, se non l'unico, che sta esaminando la questione direttamente.

Anche se altri studi clinici randomizzati hanno prodotto evidenze di un beneficio della Vitamina D in diverse importanti categorie cliniche, questi erano concentrati principalmente sull'interessamento osseo.

L'enorme massa di prove per i benefici non-scheletrici è osservazionale, e quindi non certa fino a una conferma ottenuta attraverso uno studio randomizzato progettato correttamente.

Inoltre, potrebbero avere un ruolo una serie di fattori confondenti, come obesità, cattiva alimentazione, mancanza di esercizio fisico.

Ci sono ragionevoli evidenze che il miglioramento dello stato della Vitamina-D porti a una migliore salute delle ossa ed esistono prove che gli integratori riducano la mortalità nelle donne anziane. Per quasi tutto il resto non esistono prove concrete.

Misurare l'esposizione alla Vitamina D è relativamente facile; è sufficiente misurare i livelli sierici di un composto chiamato 25-Idrossivitamina D, o 25(OH)D. Tuttavia il rapporto tra 25(OH)D circolante e la forma attiva della vitamina, 1,25-Diidrossicolecalciferolo, non è ben definito.
E' possibile avere bassi livelli di 25(OH)D e una quantità perfettamente adeguata della forma ormonalmente attiva.

L'Istitute of Medicine ( IOM ) ha stimato che il fabbisogno medio di 25(OH)D è in realtà di soli 16 nanogrammi per ml, un livello che in molti casi garantisce adeguate quantità di vitamina attiva.

L'IOM ha rilasciato nuove linee guida per la Vitamina D, secondo le quali le persone sane dovrebbero avere almeno 20 nanogrammi di 25(OH)D per ml di siero. Questo livello può essere raggiunto, per le persone di età compresa tra 1 e 70 anni, prendendo 600 UI al giorno di un integratore a base di Vitamina-D, e 800 UI al giorno in caso di età superiore ai 70 anni.

È necessario fare attenzione a non eccedere nel dosaggio in quanto una delle funzioni della Vitamina D è quella di regolare Calcio e Fosforo; un eccesso può portare a ipercalcemia.
Secondo l'IOM il limite massimo tollerabile è compreso tra 2.500 e 4.000 UI al giorno, in base all'età.
Anche se l'evidenza è debole, più di 4.000 UI al giorno di vitamina potrebbero aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, alcune forme di tumore, e la mortalità per qualsiasi causa.

Giorno per giorno, la maggior parte delle persone può assicurarsi il giusto fabbisogno di Vitamina D mangiando determinati alimenti ( pesci grassi come il salmone, ad esempio ).( Xagena_2011 )

Fonte: Maine Medical Research Center Institute, 2011

Link: Metabolismo.it

Link: MedicinaNews.it

Endo2011 Farma2011

XagenaFarmaci_2011