Scompenso cardiaco: efficacia comparativa di differenti beta-bloccanti sulla mortalità nei pazienti adulti


Studi randomizzati hanno dimostrato l’efficacia dei beta-bloccanti selettivi nell’insufficienza cardiaca sistolica, ma c’è scarsa conoscenza riguardo all’efficacia comparativa dei diversi beta-bloccanti nella pratica clinica.

Uno studio ha messo a confronto la mortalità associata a differenti beta-bloccanti in seguito ad ospedalizzazione per scompenso cardiaco tra il 2001 e il 2003.

Tra gli 11.326 adulti sopravvissuti all’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, 7.976 avevano ricevuto beta-bloccanti [ Atenololo ( Tenormin ) 38.5%; Metoprololo tartrato ( Lopresor ) 43.2%; Carvedilolo ( Dilatrend ) 11.6%; e altri 6.7% ].

La percentuale ( per 1000 persone-anno ) di mortalità durante i 12 mesi dopo la dimissione ospedaliera, è risultata variata in base all’esposizione e al tipo di beta-bloccante ( Atenololo 20.1%; Metoprololo tartrato 22.8%; Carvedilolo 17.7%; e nessun beta-bloccante 37% ).

Dopo aggiustamento per i confondenti e la propensione a ricevere Carvedilolo, il rischio di morte, rispetto ad Atenololo, è risultato più alto per il Metoprololo tartrato ( hazard ratio aggiustato, HR=1.16 ) e per la non-assunzione di beta-bloccanti ( HR=1.16 ), ma non era significativamente differente per il Carvedilolo ( HR=1.16 ).

In conclusione, rispetto all’Atenololo, i rischi aggiustati di morte erano leggermente più alti con il Metoprololo tartrato, un beta-bloccante a più breve durata d’azione, ma non differivano significativamente per il Carvedilolo negli adulti con scompenso cardiaco.

Secondo gli Autori questi risultati devono essere interpretati con cautela. ( Xagena_2008 )

Go AS et al, Arch Intern Med 2008; 168: 2415-2421



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