Cardiotossicità in pazienti con cancro al seno non-metastatico: confronto tra antraci cline più Trastuzumab versus solo Trastuzumab


E’ stato compiuto un monitoraggio della funzione sistolica e diastolica del ventricolo sinistro nei pazienti affetti da tumore alla mammella non-metastatico, ed eseguito un confronto tra terapia adiuvante con antracicline e Trastuzumab ( Herceptin ) ( Gruppo A ) e terapia con solo Trastuzumab ( Gruppo B ).

Nel periodo 2011-2013 sono stati studiati 53 pazienti consecutivi con cancro al seno HER2+ ( 52 femmine e 1 maschio ), di età media 61 anni, con follow-up di 6-30 mesi dall’inizio della terapia con Trastuzumab.

I pazienti sono stati divisi in due gruppi in base al protocollo chemioterapico somministrato: il Gruppo A comprendeva 41 pazienti, di età media di 58 anni, il 30% con età maggiore di 65 anni, 0% diabetici, 5% dislipidemici, 19% con indice di massa corporea ( BMI ) maggiore di 30, 51% ipertesi, 24% con due o più fattori di rischio cardiovascolare.

Il Gruppo B comprendeva 12 pazienti, di età media 69 anni, 66% di età superiore a 65 anni, 16% diabetici, 16% dislipidemici, 8% con indice BMI maggiore di 30, 58% ipertesi, 58% con due o più fattori di rischio cardiovascolare.

I pazienti sono stati valutati a 1-3-6 mesi e oltre, clinicamente e con ecocardiogrammi seriati. La funzione sistolica del ventricolo sinistro è stata valutata mediante calcolo della frazione di eiezione ( FE ) usando il metodo Simpson biplano. La funzione diastolica e le pressioni di riempimento del VS sono state stimate mediante Doppler pulsato mitralico ( velocità onda E e onda A, E/A, tempo di decelerazione onda E ) e TDI dell’anello mitralico laterale e settale ( E’ lat, E’ SIV, E/E’ lat, E/E’ SIV ).

Gli eventi cardiotossici sono stati classificati come segue: cardiotossicità di I grado per lo sviluppo / peggioramento della disfunzione diastolica; cardiotossicità di II e III grado per la riduzione della frazione di eiezione superiore al 20% del valore basale o frazione di eiezione inferiore a 50% in assenza o, rispettivamente, in presenza di segni o sintomi di scompenso cardiaco congestizio.

È stata riscontrata l’insorgenza di cardiotossicità in 23 pazienti su 53 ( 43% ) con una incidenza più elevata nel Gruppo B ( 83% ) rispetto al Gruppo A ( 32% ); il 28% dei pz ha sviluppato cardiotossicità di I grado, il 13% di II grado e solo il 2% di III grado.

Per ogni grado di cardiotossicità sono state osservate delle differenze non trascurabili tra i due gruppi: cardiotossicità di I grado: 24% nel Gruppo A vs 42% nel Gruppo B; cardiotossicità di II grado: 7% nel Gruppo A vs 33% nel Gruppo B; cardiotossicità di III grado: 0% nel Gruppo A vs 8% nel Gruppo B.

Dopo istituzione di terapia con ACE inibitore, beta-bloccante e, ove necessario, diuretico si è ottenuto progressivo miglioramento dei sintomi e normalizzazione della frazione di eiezione che hanno consentito di continuare la chemioterapia: 1 solo paziente, appartenente al Gruppo B, che ha sviluppato cardiotossicità di III grado dopo 2 mesi dall’inizio di Trastuzumab, ha sospeso in maniera definitiva il Trastuzumab.

In conclusione, l’incidenza di cardiotossicità risulta essere di fatto maggiore nel gruppo di pazienti trattati con solo Trastuzumab; in realtà ciò è attribuibile al fatto che sono proprio questi pazienti ad avere un’età media più elevata, multipli fattori di rischio cardiovascolare e ad essere già affetti da una cardiopatia strutturale nota al momento della diagnosi di tumore al seno.
L’elevata incidenza di cardiotossicità, tuttavia, ha un modesto impatto clinico, poiché più spesso si manifesta come I grado ( 42% ) o II grado ( 33% ), entrambi reversibili dopo adeguamento della terapia farmacologica. ( Xagena_2014 )

Passabì E et al, G Ital Cardiol 2014; 15: Suppl 2 al N 4

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