La terapia medica intensiva non produce benefici nei pazienti anziani con scompenso cardiaco


Studi hanno indicato che la terapia guidata dal peptide natriuretico di tipo B ( BNP ) può avere un ruolo benefico nel management dell’insufficienza cardiaca cronica; tuttavia ci sono pochi dati nei pazienti anziani.

Lo studio TIME-CHF [ Trial of intensified ( BNP-guided ) versus standard ( symptom-guided ) Medical therapy in Elderly patients with congestive Heart Failure ) ha esaminato l’efficacia della terapia intensiva BNP-guidata, rispetto alla terapia guidata dai sintomi nei pazienti con scompenso cardiaco con inclusione dei pazienti di età uguale o superiore ai 75 anni.

L’ipotesi dei Ricercatori era che la terapia guidata dai valori di BNP sarebbe stata associata ad un significativo miglioramento nella sopravvivenza ospedaliera libera da ospedalizzazione per qualsiasi causa.

Un totale di 499 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a terapia intensiva ( n=251 ) e trattati per ridurre NT-BNP al di sotto di 400 pg/ml ( 2 volte superiore il limite normale ) nei pazienti di età compresa tra 60 e 74 anni, ed inferiore a 800 pg/ml ( 4 volte il limite normale ) nei pazienti di 75 anni o oltre, e per mantenere i sintomi in classe NYHA II o inferiore.

I pazienti sottoposti a terapia standard ( n=24 ) hanno invece ricevuto solo un trattamento volto a mantenere i sintomi in classe NYHA II o inferiore.

La cardiomiopatia ischemica era la principale causa di insufficienza cardiaca in circa la metà dei pazienti ( 58% ), seguita dall’ipertensione ( 21% ) e dalla cardiomiopatia dilatativa ( 17% ).

La frazione d’eiezione media era 30% ed il valore medio NT-BNP era simile tra i due bracci di randomizzazione ( 4657 pg/ml vs 3998 pg/ml, P=0.12 ).
Quasi il 55% dei pazienti presentava una preesistenete malattia reanale, ed il 73% aveva 2 o più comorbidità ( 79% tra i pazienti di età uguale o superiore ai 75 anni.).br>
Il trattamento con Ace inibitori, sartani e beta-bloccanti è risuatato significativamente maggiore nel braccio intensivo, rispetto alla terapia standard ( > 90% versus 55% ).
Al termine del periodo osservazionale è stata riscontrata una significativa riduzione dei livelli di NT-BNP in entrambi i bracci, rispetto al basale, senza alcuna differenza significativa tra i due gruppi di pazienti.

Non è stata osservata alcuna differenza tra la terapia intensiva e la terapia standard riguardo all’incidenza di sopravvivenza libera da ospedalizzazione per qualsiasi causa ( hazard ratio, HR=0.92; p=0.46 ) o della sopravvivenza totale ( HR=0.68; p=0.06 ). Tuttavia, nel gruppo terapia intensiva è stato riscontrato un significativo miglioramento dell’incidenza di sopravvivenza libera da ospedalizzazione correlata allo scompenso cardiaco ( HR=0.66, P=0.008 ).

Le sottoanalisi hanno mostrato che i pazienti obesi ( indice di massa corporea > 24.9 ), i pazienti con una o nessuna comorbidità, ed i pazienti più giovani ( età <75 anni ) hanno tratto maggior beneficio dalla terapia intensiva, rispetto alla terapia standard.

Non è stata riscontrata nessuna differenza nella qualità di vita tra i due gruppi di trattamento nei pazienti di età inferiore ai 75 anni di età.
Tuttavia nei pazienti più anziani, il cambiamento nella qualità di vita dal basale era migliore nei pazienti assegnati alla terapia standard rispetto alla terapia intensiva ( p<0.05 ).

I risultati dello studio TIME-CHF hanno indicato che la terapia intensificata BNP-guidata non migliora l’incidenza di sopravvivenza libera da ospedalizzazione per qualsiasi causa nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, sebbene sia in grado di migliorare l’incidenza di sopravvivenza libera da ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. ( Xagena_2008 )

Fonte: European Society of Cardiology ( ESC ) Congress, 2008



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XagenaFarmaci_2008