Effetto cardioprotettivo dei beta-bloccanti nel postinfarto


Nella maggior parte dei pazienti con insufficienza cardiaca, la causa sottostante è la malattia coronarica. Questi pazienti hanno una prognosi non-favorevole e muoiono lentamente per deterioramento della funzione cardiaca, o improvvisamente, per fibrillazione ventricolare o rottura della placca ateromasica.
Pertanto in questi pazienti la terapia deve avere due approcci:

a) rallentare la progressione della sottostante malattia coronarica ed il risultante scompenso cardiaco;

b) ridurre il rischio di morte improvvisa.

L’impatto dei farmaci sulla coronaropatia e sulla morte improvvisa può essere valutato in modo più efficace nei pazienti che hanno sofferto di un infarto miocardico.

I beta-bloccanti sono stati studiati in almeno 25 trial nel postinfarto, e la loro capacità di ridurre la mortalità ed il reinfarto è stata ben documentata.
Negli studi clinici, quasi il 50% di questi pazienti, sono morti improvvisamente ed i beta-bloccanti, soprattutto Propranololo ( Inderal ), Timololo ( Blocadren ) e Metoprololo ( Lopresor ), hanno mostrato di ridurre il rischio di morte improvvisa, in modo significativo.

Ulteriore evidenza che i beta-bloccanti hanno un’azione cardioprotettiva nei pazienti con postinfarto, è stata ottenuta da studi eseguiti con altri farmaci.
In 3 studi di farmaci antiaritmici ed in 2 studi di Ace inibitori, i pazienti in trattamento con beta-bloccanti hanno presentato una migliore prognosi.

Esiste pertanto buona evidenza che tra i pazienti con grave malattia coronarica, i beta-bloccanti siano in grado di ridurre in modo efficace il rischio di eventi coronarici maggiori, e siano particolarmente efficaci nel ridurre il rischio di morte improvvisa ( Xagena_2000 )

Kendall MJ et al, Basic Res Cardiol 2000; 95 Suppl 1: I25-30