Post-infarto: i defibrillatori impiantabili riducono la mortalità ma aumentano il rischio di scompenso cardiaco


L’analisi retrospettiva dello studio MADIT-2 ( Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial ) ha mostrato che i pazienti affetti da cardiopatia ischemica, ai quali è stato impiantato un defibrillatore impiantabile, vanno maggiormente incontro ad insufficienza cardiaca.

Lo studio MADIT-2 ha arruolato 1232 pazienti post-infartuati con una frazione d’eiezione ventricolare sinistra inferiore o uguale a 30, che sono stati assegnati in modo random a ricevere un ICD ( defibrillatore-cardioverter impiantabile ) monocamerale o bicamerale, o sono stati sottoposti a trattamento medico ( convenzionale ).

L’analisi è stata effettuata su 1218 soggetti.

Il periodo osservazionale è stato mediamente di 20 mesi.

Un numero inferiore di pazienti trattati con terapia convenzionale è stato ospedalizzato per insufficienza cardiaca nel corso dello studio, rispetto ai pazienti a cui era stato impiantato un ICD monocamerale e bicamerale: 17%, 22% e 25%, rispettivamente.

Rispetto ai pazienti ai quali non era stato impiantato un ICD, i pazienti con dispositivo impiantabile hanno mostrato un significativo aumento del rischio di prima ( 39% ) e ricorrente ( 58% ) ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

Il beneficio in termini di sopravvivenza è stato del 42% per i pazienti ai quali era stato impiantato un ICD monocamerale e del 51% per coloro che, invece, hanno ricevuto un ICD bicamerale. ( Xagena_2006 )

Fonte: Circulation, 2006






Cardio2006