La disfunzione del microcircolo coronarico può interessare il 15-30% dei soggetti sottoposti a coronarografia per angina pectoris che risultano avere coronarie non-ostruite alla coronarografia


Donne e uomini di tutte le età con dolore toracico, ma senza ostruzioni delle coronarie. È questo l’identikit delle persone con malattia del microcircolo coronarico, una condizione che spesso precede la malattia coronarica classica, cioè quella caratterizzata da ostruzioni aterosclerotiche dei vasi più grandi, che sono visibili alla coronarografia.

L’albero vascolare coronarico è costituito da una serie di vasi relativamente di grandi dimensioni ( le coronarie epicardiche ) che scorrono sulla superficie del cuore; questi sono i vasi che si vedono con la coronarografia.

L’altra parte del circolo coronarico ( il microcircolo ) è costituita da vasi più piccoli che non sono visibili alla coronarografia e che scorrono all’interno della parete del cuore stesso.
Il microcircolo è la parte della circolazione coronarica che regola l’apporto di flusso sanguigno al tessuto del cuore; il cuore, infatti, è soggetto a continui cambiamenti di lavoro che richiedono un parallelo aumento del flusso sanguigno e quindi dell’apporto di ossigeno.

Negli ultimi anni ci si è resi conto che molti pazienti che lamentano dolori toracici ( angina ) tipici dell’ischemia cardiaca, non hanno ostruzioni dei vasi più grossi, ma hanno una malattia del microcircolo che impedisce gli aggiustamenti del flusso sanguigno causando ischemia.
Questa alterazione può essere svelata solo con particolari esami per lo studio del microcircolo, che sono effettuati solo in Centri specializzati per questa patologia.

Troppo spesso gli sforzi diagnostici si fermano alla semplice documentazione dell’assenza di malattia coronarica significativa alla coronarografia, mentre in questi pazienti è utile un tentativo accurato di documentazione della funzione del microcircolo attraverso la valutazione della riserva coronarica.

La presenza di disfunzione del microcircolo, anche in assenza di ostruzioni coronariche, ha una valenza prognostica negativa e presuppone un trattamento specifico.

Alterazioni della funzione e della struttura del microcircolo coronarico sono presenti in molte condizioni cliniche e ciò ha condotto al concetto di disfunzione microvascolare coronarica.
In alcuni casi queste anormalità rappresentano importanti marcatori di rischio e possono contribuire alla patogenesi dell’ischemia miocardica, diventando così potenziali bersagli terapeutici.

Si tratta di un riscontro frequente, che in passato pensavamo avesse una maggiore prevalenza tra le donne mentre più recentemente abbiamo dimostrato che colpisce frequentemente anche gli uomini.

I pazienti con angina microvascolare rappresentano non meno del 15-30% dei soggetti sottoposti a coronarografia per sintomi anginosi e sono frequenti in ogni classe di età.
Questa patologia è più frequente nei soggetti con pressione arteriosa alta, elevati livelli di colesterolo e diabete.
Inoltre la disfunzione del microcircolo coronarico può essere presente, condizionandone la prognosi, in pazienti con cardiomiopatia ipertrofica o dilatativa.
Può essere, infine, iatrogena, cioè determinata da interventi di rivascolarizzazione miocardica o da alcuni trattamenti farmacologici.
Questi meccanismi fisiopatologici possono coesistere in uno stesso paziente affetto da cardiopatia ischemica o presentarsi in momenti diversi della malattia.
Le cause della disfunzione microvascolare sono solo in parte note. In alcuni casi, per esempio nell’ipertensione e nella cardiomiopatia ipertrofica, ci possono essere delle alterazioni strutturali delle arteriole più piccole che ne riducono il lume. In altri casi, ci sono delle alterazioni puramente funzionali, come per esempio l’eccessiva vasocostrizione delle piccole arteriole che nel caso estremo può causare uno spasmo microvascolare.

Il trattamento dell’angina microvascolare comprende prima di tutto la correzione dei fattori di rischio quali l’ipercolesterolemia tramite l’uso di statine.
Particolare attenzione va posta nel trattamento della ipertensione arteriosa, dove alcuni farmaci, quali gli ACE inibitori, a parità di riduzione della pressione arteriosa, sono più efficaci nel normalizzare la funzione del microcircolo.
Esistono altri farmaci, quali i bloccanti del recettore alfa adrenergico, la Ranolaziona e l’Ivabradina, che possono essere impiegati per migliorare la disfunzione del microcircolo. ( Xagena_2015 )

Fonte: Fondazione Menarini, 2015

Xagena_Medicina_2015