Tumore alla mammella, terapie più mirate grazie all'espressione del microRNA miR-30e


Uno studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ( INT-MI ) ha rivelato che la bassa espressione del microRNA miR-30e è correlata al rischio di metastasi del carcinoma alla mammella luminale.
Questo risultato permette di individuare le pazienti con malattia aggressiva prima che questa si manifesti e di sottoporle alle migliori terapie.

Un nuovo approccio al trattamento delle pazienti con carcinoma alla mammella arriva da uno studio condotto dai ricercatori dell’Unità Biomarcatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori, e pubblicato sul British Journal of Cancer.
In particolare, lo studio riguarda il sottotipo luminale, che interessa 7 pazienti su 10 e che include sia pazienti con ottima prognosi, praticamente sempre libere dalla malattia ( malattia indolente ), sia pazienti che vanno incontro a recidive locali e a metastasi anche a distanza di un decennio dalla rimozione del tumore primitivo ( malattia aggressiva ).

Dalla ricerca è emersa l’importante ruolo di un microRNA, il miR-30e, che permette di individuare tra le donne con Tumore alla mammella luminale senza coinvolgimento dei linfonodi ascellari ( quindi ad uno stadio iniziale della malattia ), quelle per le quali il rischio di sviluppare metastasi a distanza è minimo a parità delle altre variabili, come il grado di coinvolgimento della risposta immunitaria ( valutata come espressione dei geni ).

Lo studio non si è limitato a valutare il ruolo prognostico di alcuni microRNA, piccole molecole di RNA che regolano l’espressione genica e sono disregolate nei tumori. Cerca anche di stabilire quanto queste molecole contribuiscono a definire il rischio di metastasi anche in presenza delle informazioni già fornite da età della paziente, dimensione e grado istologico del tumore e presenza di malattia nei linfonodi ascellari, informazioni già presenti nel foglio della diagnosi.

In questo caso si è dimostrato che un’elevata espressione di miR-30e conferisce un effetto protettivo sulla comparsa di metastasi: il rischio relativo di metastatizzazione a distanza è circa 8 volte inferiore per le pazienti il cui tumore esprime elevati livelli di miR-30e rispetto a quelle il cui tumore ne esprime bassi livelli o non lo esprime del tutto.
Tale risultato ha trovato conferma anche su casistiche indipendenti di pazienti operate in altri Istituti e questo rafforza l’osservazione iniziale dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Infine lo studio, ha offerto una spiegazione dell’effetto protettivo della maggiore espressione di miR-30e.
L’individuazione precoce di questi gruppi risulta quindi di importanza fondamentale per una pianificazione terapeutica più mirata che eviterebbe l’esposizione a trattamenti tossici e costosi a pazienti che non ne necessitano.
Aiuterebbe a identificare le pazienti con malattia aggressiva prima che questa si manifesti, con la possibilità quindi di contrastarne l’insorgenza con terapie specifiche. ( Xagena_2015 )

Fonte: Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, 2015

Xagena_Medicina_2015