Studio ENDURANCE: la tripletta con Carfilzomib non migliora i risultati rispetto allo standard nei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi


Nei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi e non ad alto rischio, la combinazione di Carfilzomib, Lenalidomide e Desametasone ( tripletta KRd ) non presenta un'efficacia superiore rispetto alla tripletta standard, costituita da Bortezomib, Lenalidomide e Desametasone ( tripletta VRd ).
Queste le conclusioni di una analisi ad interim dello studio randomizzato di fase 3 ENDURANCE.

Carfilzomib ( Kyprolis ) è un inibitore del proteasoma di nuova generazione, attualmente in uso per il trattamento dei pazienti affetti da mieloma multiplo recidivato o refrattario già trattati con 1-3 regimi anti-mieloma.
Carfilzomib è approvato negli Stati Uniti in combinazione con Desametasone o con Lenalidomide più Desametasone.
Nell’Unione europea è approvato in associazione con Lenalidomide e Desametasone per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo già sottoposti ad almeno una precedente terapia.

ENDURANCE è uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto, che ha arruolato nel periodo 2013-2019 1087 pazienti, in 272 centri negli Stati Uniti.
L'età mediana del campione era di 65 anni.
Al momento della seconda analisi intermedia pianificata ( cut-off dei dati: 7 gennaio 2020 ), si erano verificati 298 eventi correlati alla sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) ( il 75% di 399 richiesti per l’analisi completa ).

I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento di induzione con la tripletta sperimentale KRd o la tripletta standard VRd per 36 settimane, e stratificati in base all’intenzione di effettuare il trapianto autologo di cellule staminali al momento della progressione della malattia.
Al termine del trattamento di induzione, i pazienti sono stati randomizzati una seconda volta, sempre in rapporto 1:1, e sottoposti a terapia di mantenimento con Lenalidomide a tempo indeterminato oppure per 2 anni.

Tra i criteri di ammissione per lo studio ENDURANCE vi erano la non-idoneità o la non-intenzione di effettuare il trapianto autologo di cellule staminali.
Inoltre, non potevano essere arruolati i pazienti con una prognosi di malattia ad alto rischio, definita in base a criteri citogenetici [ presenza delle traslocazioni t(14;16) o t(14;20) o della delezione 17p alla FISH; firma GEP70 di alto rischio ] o clinici ( livelli sierici di LDH [ lattato deidrogenasi ] oltre due volte il limite superiore di normalità; leucemia plasmacellulare ).

L'endpoint primario dello studio, dopo la prima randomizzazione, era la sopravvivenza libera da progressione e gli endpoint secondari includevano il tasso di risposta complessivo ( ORR ), il tasso di negatività della malattia minima residua ( MRD ), il tempo alla progressione, la sopravvivenza globale ( OS ) e la tossicità.

Al basale, le caratteristiche della malattia erano ben bilanciate nei due bracci.

Non è stata osservata alcuna differenza significativa tra i due bracci riguardo a sopravvivenza PFS o sopravvivenza OS.
La sopravvivenza mediana senza progressione è stata di 34.6 mesi nel braccio trattato con la tripletta KRd contro 34.4 mesi in quello trattato con la tripletta VRd ( hazard ratio, HR 1.04; IC al 95% 0.83-1.31; P = 0.742 ), mentre la sopravvivenza globale a 3 anni è risultata rispettivamente dell’86% e 84% ( HR 0.98; IC al 95% 0.71-1.36; P = 0.923 ).

Anche il tasso di risposta globale è risultato simile nei due gruppi, con tassi di risposta completa e di risposta completa rigorosa paragonabili. Tuttavia, un numero maggiore di pazienti nel braccio trattato con tripletta a base di Carfilzomib ha ottenuto una risposta parziale molto buona e una risposta parziale rispetto al braccio trattato con la tripletta sperimentale: rispettivamente 55.5% versus 49.9% ( P =0.002 ) e 74% versus 65% ( P = 0.002 ).

I tassi di tossicità non-ematologica correlata al trattamento di grado 3 o superiore sono risultati del 48% con la tripletta sperimentale e del 41% con quella standard ( P=0.024 ).
Le reazioni avverse che hanno costretto a interrompere il trattamento sono risultate meno frequenti con il regime KRd rispetto al regime VRd: 9.9% versus 17.3%.

Secondo gli Autori, sulla base di questa analisi, il regime VRd dovrebbe rimanere lo standard di cura per i pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi a rischio standard o intermedio. ( Xagena_2020 )

Fonte: American Society for Clinical Oncology ( ASCO ) Virtual Meeting, 2020

Xagena_Medicina_2020