Trapianto di cellule staminali emopoietiche con condizionamento a ridotta intensità a base di anticorpi nell’immunodeficienza primaria


Il trapianto di cellule staminali può curare le immunodeficienze primarie. Tuttavia, nei pazienti con preesistente organo-tossicità, i pazienti di età inferiore a 1 anno e in quelli con disordini della riparazione del DNA o dei telomeri, il condizionamento basato sulla chemioterapia è scarsamente tollerato e porta ad una maggiore morbilità e mortalità.

I Ricercatori del Great Ormond Street Children's Hospital di Londra ( Regno Unito ) hanno sperimentato un nuovo regime di condizionamento a minima intensità basato su anticorpi per valutare se questo approccio possa garantire un attecchimento curativo di cellule staminali da donatore senza tossicità non-emopoietica.

Sedici pazienti ad alto rischio sono stati sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche per immunodeficienze primarie con un regime di condizionamento a minima intensità consistente in 2 anticorpi monoclonali di ratto anti-CD45 YTH 24.5 e YTH 54.12 per mielosoppressione e Alemtuzumab ( anti-CD52; MabCampath ) e Fludarabina ( Fludara ) e bassa dose di Ciclofosfamide ( Endoxan ) per immunosoppressione.

Il condizionamento basato su anticorpi è risultato ben tollerato con solo 2 casi di tossicità di grado 3 e nessun caso di tossicità di grado 4.

I tassi di malattia da trapianto verso l’ospite ( graft-versus-host disease - GVHD ), clinicamente significativa di tipo acuto ( n=6; 36% ) e cronico ( n=5; 31% ), sono risultati accettabili.

Quindici dei 16 pazenti hanno raggiunto l’impianto di cellule trapiantate ( 94% ); di questi, 11 ( 69% ) hanno raggiunto chimerismo misto completo o di alto livello nelle linee linfoidi e mieloidi, mentre 3 hanno raggiunto l’attecchimento solo nella linea linfoide-T.

Un paziente ha necessitato di un secondo trapianto.

A una mediana di 40 mesi dopo il trapianto, l’81% dei pazienti ( 11 su 16 ), in questa coorte ad alto rischio, era viva, e la malattia sottostante era guarita.

In conclusione, il condizionamento basato su anticorpi monoclonali sembra essere ben tollerato e può essere curativo anche in pazienti con grave tossicità degli organi o difetti nel riparo del DNA, o in entrambi.
Questo nuovo approccio rappresenta un cambiamento dal concetto che la chemioterapia o la radioterapia ( o entrambe ) in forma intensiva siano necessarie per l’attecchimento delle cellule staminali del donatore.
Questo regime di condizionamento basato su anticorpi potrebbe ridurre la tossicità e gli effetti tardivi, e rendere possibile il trapianto di cellule staminali nei pazienti con ogni tipo di immunodeficienza primaria con un donatore compatibile. ( Xagena_2009 )

Straathof KC et al, Lancet 2009; 374: 912-920



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