Epatite virale e insufficienza epatica fulminante: trapianto di fegato


Dall’introduzione negli anni novanta delle immunoglobuline dirette contro il virus dell’epatite B ( HBV ) e degli antivirali nucleosidici / nucleotidici, gli esiti dei trapianti di fegato nel caso di malattie epatiche correlate all’infezione da virus di epatite B a prescindere che si tratti di cirrosi decompensata, carcinoma epatocellulare soddisfacente i criteri di Milano o insufficienza epatica fulminante, sono stati favoriti in virtù di risultati confrontabili se non migliori rispetto a quelli ottenuti in altri pazienti trapiantati. Purtroppo non si può avere lo stesso ottimismo nel caso dell’epatite C che differisce per molti aspetti dal’epatite B post-trapianto, il più impressionante dei quali consiste nelle limitate scelte possibili per il trattamento delle epatiti C ricorrenti.

Con il passare del tempo gli iniziali entusiasmi per il trapianto di fegato nei casi di infezione da virus epatite C ( HCV ) sono diminuiti, così come gli eccellenti indici di sopravvivenza a 5 anni ottenuti in origine si sono tradotti in deludenti risultati nelle valutazioni di sopravvivenza a medio e lungo temine. La cirrosi può anche svilupparsi nel 10-25% dei pazienti nel corso dei 5 anni successivi al trapianto che a sua volta guida alla comparsa di cirrosi HCV-correlata che funge da importante anche se ancora controversa indicazione per la ripetizione del trapianto.

Una varietà di patologie possono provocare insufficienza epatica fulminante con epatotossicità provocata dalla somministrazione di farmaci, in particolare la somministrazione di Acetaminofene ( Paracetamolo ) determina la comparsa di insufficienza epatica fulminante nel 50-60% dei casi nel Regno Unito e negli Stati Uniti mentre l’epatite virale risulta essere in declino come causa della patologia.

Sebbene l’insufficienza epatica fulminante sia una malattia relativamente rara che colpisce approssimativamente 2.000 pazienti ogni anno negli Stati Uniti, è associata con un’alta morbidità e mortalità in assenza di trapianto; negli Stati Uniti, tuttavia, solo il 25% dei pazienti viene sottoposto a trapianto. ( Xagena_2009 )

Mukherjee S et al, Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2009; 55: 83-100



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