L'Fda ha approvato Krystexxa nel trattamento della gotta che non risponde alla terapia tradizionale


L'Fda ( Food and Drug Administration ) ha approvato Pegloticase ( Krystexxa ) per il trattamento di prima linea dei pazienti con forma cronica di gotta non-responder alla terapia tradizionale.

L’approvazione dell’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti si basa sui dati di 2 studi della durata di 6 mesi, che hanno coinvolto 212 pazienti con livelli sierici di acido urico di 8 mg/dl o valori superiori.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale, in un rapporto 2:2:1, a ricevere Pegloticase 8 mg ogni 2 settimane oppure ogni 4 settimane, oppure placebo.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a profilassi con un antistaminico orale, corticosteroidi per via endovenosa, e Paracetamolo.
Ai pazienti è stata anche somministrata la profilassi per attacchi acuti di gotta con farmaci antinfiammatori e/o Colchicina, iniziando almeno 1 settimana prima della terapia con Pegloticase.

I risultati degli studi 1 e 2 hanno mostrato che il 47% e il 38% dei pazienti trattati con 8 mg di Pegloticase due volte al mese ha raggiunto livelli di acido urico plasmatico inferiori a 6 mg/dL per almeno l'80% del tempo durante i mesi 3 e 6, rispetto a 0% di quelli trattati con placebo ( p<0.001 per entrambi i confronti ).
La differenza tra terapia con Pegloticase mensile e il gruppo placebo è risultata statisticamente significativa solo nello studio 1 ( 20% vs 0%, p=0.044; 49% vs 0%, p<0.001 ).

Come endpoint secondario, è stato valutato l'effetto della terapia con Pegloticase sui tofi che erano presenti nel 71% dei pazienti al basale.
Un’analisi combinata dei dati di entrambi gli studi ha mostrato che il 45% dei pazienti trattati due volte al mese con Pegloticase ha ottenuto una risposta completa dopo 6 mesi, definita come risoluzione al 100% di almeno 1 tofo bersaglio, nessun singolo topo in progressione e comparsa di nessun nuovo tofo ( placebo: 8%, p<0.02 ).
Il miglioramento del tasso di risposta completa non è risultato statisticamente significativo per i pazienti in terapia mensile con Pegloticase.

Nonostante la premedicazione, la terapia con Pegloticase bimestrale è stata associata ad attacchi acuti di gotta ( 77% vs 81% con placebo ), reazioni all'infusione ( 26% vs 5% ) e anafilassi ( 5% vs 0% ).
Sono stati anche segnalati: nausea ( 12% vs 2% ), contusioni / ecchimosi (11% vs 5%), nasofaringite ( 7% vs 2% ), dolore toracico ( 6% vs 2% ), vomito ( 5% vs 2% ) e costipazione ( 6% vs 5% ).

A causa del rischio di anafilassi e reazioni da infusione, è consigliabile una premedicazione con antistaminici e corticosteroidi; i pazienti devono essere strettamente monitorati per un periodo adeguato di tempo dopo la somministrazione del farmaco. In caso di reazione, l'infusione deve essere rallentata, o fermata e riavviata a un ritmo più lento. Reazioni da infusione gravi richiedono l'interruzione della terapia.

I livelli sierici di acido urico devono essere misurati prima dell’infusione, e la sospensione della terapia deve essere presa in considerazione se i livelli superano i 6 mg/dL, in particolare se i livelli elevati vengono riscontrati in 2 occasioni consecutive.

A causa di questi e altri problemi di sicurezza, Pegloticase è stato approvato con una strategia di mitigazione del rischio che include una guida per i pazienti e materiale educazionale per i medici.

La terapia con Pegloticase è controindicata nei pazienti con deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi ( G6PD ) a causa del rischio di emolisi e metaemoglobinemia.

Come con altre terapie anti-iperuricemiche, inizialmente si può verificare un aumento di attacchi acuti di gotta. La profilassi con farmaci anti-infiammatori o Colchicina è consigliabile almeno per i primi 6 mesi di trattamento.

Sono stati riportati 2 casi di esacerbazione di insufficienza cardiaca congestizia tra i pazienti in trattamento bimestrale. Pertanto è opportuno uno stretto controllo quando si somministra Pegloticase a pazienti con scompenso cardiaco cronico. ( Xagena_2010 )

Fonte: FDA, 2010



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