L'AIFA ha approvato due nuove indicazioni di Brukinsa per il trattamento dei pazienti adulti con linfoma della zona marginale che avevano ricevuto almeno una precedente terapia a base di anticorpi antiCD20 e dei pazienti adulti con leucemia linfatica cron


Brukinsa a base di Zanubrutinib è stato approvato da parte dell’AIFA ( Agenzia Italiana del Farmaco ) per due nuove indicazioni: trattamento dei pazienti adulti affetti da linfoma della zona marginale che hanno ricevuto almeno una precedente terapia a base di anticorpi antiCD20, trattamento dei pazienti adulti con leucemia linfatica cronica.

L’estensione delle indicazioni per Brukinsa arriva un anno dopo l’approvazione per il trattamento dei pazienti adulti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, un linfoma linfoplasmocitico raro e a lenta progressione, che avevano ricevuto almeno una precedente terapia, o come trattamento di prima linea per i pazienti non-idonei alla chemioimmunoterapia.

Zanubrutinib è un inibitore della tirosin-chinasi di Bruton ( BTK ) di nuova generazione molto selettivo e capace di bloccare le proteine inducono la crescita delle cellule anomale. La proteina BTK è importante per la crescita delle cellule B, comprese quelle anomale nei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, linfoma della zona marginale o leucemia linfatica cronica. Queste patologie rientrano nei cosidetti linfomi non-Hodgkin ( NHL ).

La leucemia linfatica cronica è una delle forme di leucemie più frequenti negli adulti rappresentando circa un terzo dei nuovi casi di leucemie al mondo e interessa anziani di età media 70 anni.
In Italia si stimano circa 1.600 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 1.150 tra le donne.
La leucemia linfatica cronica è una neoplasia spesso indolente a crescita lenta per cui non è sempre necessario un trattamento immediato e i pazienti possono rimanere stabili per anni. Tuttavia, quando la malattia diventa aggressiva, è necessario un trattamento immediato a causa dell'elevato numero di cellule leucemiche nel sangue che bloccano la normale produzione cellulare.
Si stima che le leucemie nel loro complesso abbiano provocato nel 2021 6.300 decessi ( 3.500 negli uomini e 2.800 nelle donne ); l’impatto della leucemia linfatica cronica sulla mortalità è il più basso tra quelli osservati per le altre neoplasie ematologiche. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi di leucemia linfatica cronica è del 74%.

Il linfoma della zona marginale è un linfoma non-Hodgkin a cellule B, molto raro e a progressione lenta, che insorge nelle zone marginali del tessuto linfatico. La neoplasia ha origine dai linfociti B che si trovano nella zona marginale dei follicoli linfoidi secondari presenti nella milza, nei tessuti linfoidi associati alle mucose, come le tonsille, e nei linfonodi, e può insorgere a qualsiasi età anche se tipicamente viene diagnosticata nelle persone più anziane, con un'età media compresa tra i 60 e i 70 anni.
In Europa, si stima che l'incidenza del linfoma della zona marginale sia compresa tra 20-30 per milione ogni anno.

L'approvazione di Brukinsa per la leucemia linfatica cronica si basa sui risultati di due studi clinici di fase 3: SEQUOIA, che ha interessato pazienti affetti da leucemia linfatica cronica la cui malattia non era stata trattata in precedenza, e ALPINE, che ha interessato pazienti affetti da leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria. In entrambi gli studi, Zanubrutinib ha dimostrato una efficacia superiore rispettivamente a Bendamustina più Rituximab in prima linea oppure Ibrutinib per la leucemia recidivata o refrattaria.
In particolare lo studio ALPINE a un follow up mediano di 3 anni, ha stabilito la superiorità statistica e clinicamente rilevante di Zanubrutinib rispetto a Ibrutinib per quanto riguarda la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e il tasso di risposta obiettiva ( ORR ) e ha confermato il profilo favorevole di sicurezza / tollerabilità.
A 36 mesi, i tassi di sopravvivenza senza progressione sono stati del 66% con Zanubrutinib rispetto al 54% dei pazienti trattati con Ibrutinib. I benefici in termini di sopravvivenza libera da progressione con Zanubrutinib sono stati riscontrati anche nei principali sottogruppi, compresi i pazienti con mutazioni del (17p)/TP53 dove i tassi di sopravvivenza senza progressione sono stati rispettivamente del 60% e del 44%. Il tasso di risposta obiettiva è risultato più alto con Zanubrutinib rispetto a Ibrutinib ( 85% vs 75 % ).
Gli eventi avversi nei due studi clinici sono stati coerenti con il profilo di sicurezza complessivo di Zanubrutinib.

Come evidenziato dallo studio di fase 2 MAGNOLIA, i pazienti affetti da qualsiasi sottotipo di linfoma della zona marginale refrattaria e recidivante che sono stati trattati con Zanubrutinib hanno raggiunto un tasso di risposta globale del 68% dei casi e il 26% di risposte complete. Zanubrutinib ha inoltre fornito un controllo rapido e duraturo della malattia, con un tempo mediano di risposta di 2,8 mesi. ( Xagena_2023 )

Fonte: AIFA, 2023

Xagena_Medicina_2023