Olumiant a base di Baricitinib nel trattamento dell’artrite reumatoide. Baricitinib blocca l’infiammazione e il danno articolare nelle forme moderate-gravi


La Commissione Europea ha approvato Olumiant ( Baricitinib ) per i pazienti con atrite reumatoide che non ottengono miglioramenti significativi con uno o più farmaci biologici DMARD o risultano intolleranti a questi.
Olumiant è un farmaco da assumere una volta al giorno per via orale.

L’efficacia e la sicurezza sono state dimostrate in numerose ricerche che hanno misurato l'efficacia clinica, l'inibizione della progressione del danno articolare, miglioramento di PROs ( Patient Reported Outcomes ), quali ad esempio il dolore.

Baricitinib agisce direttamente sugli enzimi JAK1 e JAK2 modulando l’effetto delle citochine JAK-dipendenti. Le citochine JAK-dipendenti sono implicate nella patogenesi di diverse patologie infiammatorie e autoimmuni e ciò sembra suggerire che gli inibitori di JAK possano essere utili nel trattamento di un’ampia gamma di condizioni infiammatorie. In caso di alterata regolazione dell’attività di specifici enzimi JAK si può infatti sviluppare un processo infiammatorio e un’attivazione anomala del sistema immunitario.

Baricitinib è indicato per i pazienti che non ottengono miglioramenti significativi o risultano intolleranti a uno o più farmaci biologici antireumatici ( DMARD ), tra cui il Metotrexato, sia in monoterapia che in combinazione.

Sono stati condotti 4 studi clinici di fase III su Baricitinib nei pazienti con forma attiva di artrite reumatoide da moderata a grave, includendo diverse tipologie di pazienti:

a) pazienti non-trattati o trattati in modo limitato con farmaci antireumatici convenzionali modificanti la malattia ( cDMARD ) ( studio BUILD );

b) pazienti naïve ai farmaci biologici antireumatici modificanti la malattia ( bDMARD ) ( studio BEGIN );

c) pazienti con risposta insufficiente o intolleranza a cDMARD, come il Metotrexato ( studio BEAM );

d) pazienti che avevano sperimentato una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un bDMARD, inclusa una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un inibitore del fattore di necrosi tumorale ( TNF ) ( studio BEACON ).

I pazienti che avevano completato uno studio di fase III erano eleggibili per l’arruolamento in uno studio di estensione a lungo termine ( studio BEYOND ).

Tutti gli studi di fase III condividevano la stessa misura di outcome ossia un miglioramento dei sintomi secondo le risposte ACR 20, ACR 50 e ACR 70 ( diminuzione del 20%, 50% e 70% della condizione clinica di partenza secondo i criteri dell’American College of Rheumatology [ ACR ] ).

Baricitinib ha mostrato di migliorare in maniera significativa segni e sintomi della malattia e si è mostrato efficace anche sul dolore, spesso invalidante, già dalla prima settimana.

La formulazione orale e l’unica somministrazione giornaliera favoriscono l’aderenza ai trattamenti, rispetto ai tradizionali trattamenti iniettivi.

L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune caratterizzata dall’infiammazione e progressivo danno articolare.
L’artrite reumatoide evolve in un danno alle articolazioni e porta a una progressiva disabilità: il 50% dei pazienti riporta vari gradi di invalidità o non-autosufficienza entro 20 anni dall’esordio della malattia.
Le manifestazioni cliniche della malattia non curata in modo ottimale portano a disabilità nell’80% dei casi.

Inoltre, tenere sotto controllo i livelli di infiammazione è importante anche per diminuire le numerose comorbidità che si aggiungono al quadro già complesso della malattia reumatica.
L'artrite reumatoide è anche un importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari come l’infarto miocardico. Più del 50% dei decessi prematuri nei soggetti con artrite reumatoide è imputabile ad eventi cardiaci.

Nel mondo sono oltre 23 milioni le persone che soffrono di artrite reumatoide. In Italia la prevalenza è stimata in circa 0,5% della popolazione ( circa 400.000 persone ).
La patologia interessa maggiormente le donne con un rapporto di 3 a 1 sugli uomini. Presenta un picco di incidenza nella quinta decade di vita, benché siano disponibili evidenze di un esordio anche più precoce della malattia. ( Xagena_2017 )

Fonte: Eli Lilly, 2017

Xagena_Medicina_2017