Malattie dell’orecchio: otite esterna ed otite media acuta


L’otite è un’infiammazione dell’orecchio medio o esterno che si manifesta con mal d’orecchio ed ipoacusia. Oltre ai sintomi principali l’otite può essere associata anche a febbre, brividi, nausea e vomito.

L’otite può essere classificata, in base alla durata, in acuta o cronica, ed in base all’area interessata in otite esterna ed otite media.

L’otite esterna è la forma di otite più diffusa, soprattutto negli adolescenti ed è anche la forma più facilmente trattabile.
Le cause che possono dare origine ad un’otite esterna sono: presenza di infezioni, eczemi e micosi, a cui si uniscono fattori come utilizzo di acque inquinate ( piscina, mare ), il freddo, l’accumulo di cerume.
Possono provocare otiti esterne anche traumi dovuti all’inserimento di corpi estranei nell’orecchio ( ad esempio i bastoncini di cotone per la pulizia che usati impropriamente possono provocare infiammazione della cute ).
Il primo sintomo dell’otite esterna è la sensazione di prurito che si trasforma successivamente in dolore che diventa sempre più vivo man mano che aumentano le secrezioni purulente.
Questo tipo di infiammazione è generalmente di natura lieve, i sintomi persistono per circa 2 settimane fino a completa guarigione.

Molto più dolorosa è l’otite media dovuta ad infiltrazioni di agenti patogeni ( germi, virus, batteri ) presenti nelle vie aeree superiori, attraverso la tromba di Eustachio.
Questo tipo di infiammazione è particolarmente diffusa nei bambini, dove la tromba di Eustachio più breve rispetto a quella degli adulti, favorisce il passaggio di patogeni dalle prime vie aeree all’orecchio.
Oltre a questo, bisogna ricordare che nei bambini il sistema immunitario non è pienamente sviluppato e questo favorisce le infezioni.

Generalmente la causa scatenante dell’otite è un raffreddore, ed in questo caso si parla di otite virale, che è la forma più comune, ma possono esserci anche casi più gravi in cui l’infiammazione è di tipo batterico. Questa provoca produzione di secreto purulento, rigonfiamento della membrana timpanica associata a momentanea perdita dell’udito, dolore ed irritabilità.

Tra i fattori di rischio per l’otite ci sono soprattutto l’età, la storia familiare, l’esposizione a fumo di tabacco o inquinamento, e le abitudini di vita.

L’otite può essere trattata in vari modi e la terapia ottimale dipende da vari fattori quali l’età del bambino, la storia medica ed il tipo di infezione.

L’uso dell’antibatterico è raccomandato prima delle 72 ore dalla manifestazione dei sintomi solo se i bambini hanno un’età superiore ai 6 mesi, se hanno altri problemi di salute e se la diagnosi è incerta.
Nei restanti casi l’antibiotico è raccomandato solo dopo 72 ore se non si sono verificati dei miglioramenti dei sintomi.

Numerose infiammazioni che colpiscono l’orecchio sono di origine virale e l’80 % circa di queste scompare dopo alcuni giorni senza ricorrere all’antibiotico. In caso di dolore molto forte è però raccomandato l’utilizzo di un analgesico come ad esempio l’Ibuprofene ( Algofen ) oppure di gocce a base di un anestetico locale.

L’Otomidone gocce è un farmaco a base di Fenazone e Procaina che agisce come antidolorifico per uso locale, ed è indicato nelle infiammazioni semplici del canale uditivo.
Previa accurata pulizia, con cotone asciutto, del condotto uditivo si instillano 3-4 gocce di Otomidone nel condotto uditivo avendo cura che il padiglione auricolare del paziente sia in posizione orizzontale. Il paziente deve restare in tale posizione almeno 5 minuti. L`instillazione del medicamento deve essere ripetuta ogni ora fino a cessazione del dolore. In seguito è opportuno medicare per 1-2 giorni, ogni 2-3 ore. Dopo l`instillazione il condotto uditivo deve essere chiuso con un batuffolo di cotone o meglio con una striscetta di garza orlata.
L` Otomidone può essere usato anche tiepido facendo scaldare, prima dell`uso, il flaconcino a bagnomaria.

L’otite media acuta rappresenta una delle patologie più comuni in età pediatrica. Nella maggioranza dei casi la patologia ha una durata molto breve, con risoluzione spontanea del dolore e degli altri sintomi nell’arco di 48-72 ore.
La pratica di impiegare immediatamente la terapia antibiotica è in discussione. L’analisi dei dati di letteratura ha evidenziato che il trattamento antibiotico rispetto al non trattamento ha un beneficio modesto sulla remissione dei sintomi iniziali e nessun vantaggio su alcuni esiti a distanza.
Pertanto è opportuno adottare un atteggiamento di vigile attesa per 48-72 ore, utilizzando solamente un antidolorifico, e passare ad un antibiotico solo al protrarsi della malattia. ( Xagena_2008 )



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