Efficacia del probiotico con Bifidobacterium longum BB536 e Lactobacillus rhamnosus HN001 in associazione


Uno studio, realizzato presso l’Università degli Studi di Catania e pubblicato sulla rivista scientifica Minerva Medica, ha dimostrato l’efficacia di un probiotico in cui sono presenti in associazione due ceppi appartenenti ai due generi più frequentemente utilizzati, Lactobacillus e Bifidobacterium, e la cui singola attività è stata documentata nella letteratura scientifica.

Lo studio in vitro ha confermato come ceppi di Lactobacillus spp. e Bifidobacterium spp., in associazione, possono creare una sinergia ottimale per il mantenimento o il ripristino dell’equilibrio intestinale.
In particolare è stata studiata l’interazione tra il ceppo Bifidobacterium longum subsp. longum BB536 ed il ceppo Lactobacillus rhamnosus HN001; somministrati singolarmente sono in grado di intervenire a favore dell’equilibrio del microbiota intestinale.

I ricercatori hanno dimostrato in vitro la capacità di Bifidobacterium longum BB536 e di Lactobacillus rhamnosus HN001, saggiati in associazione, di sopravvivere alle avverse condizioni gastrointestinali e di aderire alla mucosa intestinale, quindi di interagire con l’ambiente intestinale, senza mostrare tra loro alcun effetto antagonista.

I probiotici hanno come obiettivo quello di mantenere l’equilibrio del microbiota intestinale e di ridurre il rischio di malattie dell’ospite.
Non tutti i probiotici ed i loro ceppi sono uguali ed intercambiabili.
Alla luce delle nuove conoscenze mediche, è fondamentale caratterizzare l’attività probiotica dei ceppi che vengono somministrati.

L’International Human Microbiome Project e le tecnologie di sequenziamento genomico di nuova generazione hanno permesso di conoscere il microbiota umano, cioè l’insieme di tutti i microrganismi che hanno come habitat il corpo umano.
Si tratta di migliaia di miliardi di cellule microbiche, ciascuna delle quali ha il proprio complesso unico di geni ( microbioma ). Alcuni di questi geni, in un dato habitat, sono presenti in tutti o nella maggior parte dei microbiomi umani. Un altro set di geni costituisce poi la parte variabile del microbioma, quella cioè che differisce da un individuo ad un altro.

La più grande, densa e diversificata comunità microbica del corpo umano è presente nell’apparato intestinale.
La colonizzazione dell’intestino è un processo molto complesso, che inizia subito dopo la nascita. Dal 20° giorno, dopo la nascita, e fino al 4-6° mese di vita, si sviluppa un microbiota costituito prevalentemente da bifidobatteri e anche lattobacilli.

Il microbiota intestinale svolge funzioni fondamentali e vitali per il benessere e la sopravvivenza stessa dell’individuo.
Gli studi metagenomici hanno evidenziato le peculiari funzioni di alcune specie e sub-specie e, inoltre, hanno evidenziato differenze interpersonali a livello di specie tra i microbioti intestinali di differenti individui.

Assumere, quindi, prodotti probiotici senza appurarne le caratteristiche e senza valutare per quale necessità si sono evoluti non è un bene: più della quantità dei ceppi probiotici utilizzati ciò che conta è soprattutto la qualità.

Appare quindi evidente come sia opportuno valutare quale ceppo probiotico assumere per via orale, al fine di mantenere o ripristinare la funzionalità dell’intestino.
L’omeostasi intestinale può essere compromessa da differenti fattori in grado di causare squilibri del microbiota, quali infezioni, stress, terapie antibiotiche, disordini alimentari e metabolici.
Un elemento determinante è l’assunzione regolare dei probiotici. Solo così, infatti, si può avere una migliore efficacia e una maggiore durata degli effetti benefici, che possono essere incrementate dall’associazione di due ceppi probiotici ben caratterizzati, appartenenti a generi diversi, quali Bifidobacterium longum BB536 e Lactobacillus rhamnosus HN001. ( Xagena_2016 )

Fonte: Microbiologia - Università di Catania, 2016

Xagena_Medicina_2016