Ipercolesterolemia familiare, una malattia ereditaria di non facile riconoscimento nella forma eterozigote


L’ipercolesterolemia familiare è una malattia ereditaria in cui la quantità di colesterolo nel sangue può risultare notevolmente aumentata. Esistono due forme principali di ipercolesterolemia familiare: la forma eterozigote e quella omozigote.

La forma eterozigote: è la più comune ( 1/500 nati vivi ) e presenta valori di colesterolemia che vanno da 220 mg/dl ( di poco superiore alla norma ) fino a circa 550 mg/dl.
La forma omozigote è molto più grave, ma anche più rara ( 1/1.000.000 nati vivi ) e le persone affette possono avere valori di colesterolemia di 550-1000 mg/dl, soprattutto sotto forma di LDL. Questo porta alla formazione di placche all’interno dei vasi sanguigni e a gravi problemi cardiocircolatori anche in età infantile.

L’ipercolesterolemia familiare è dovuta ad alterazioni di un gene che contiene le informazioni per produrre una proteina nota con il nome di recettore dell’LDL. Si tratta di una proteina localizzata sulla superficie delle cellule, che è in grado di captare le LDL( lipoproteine a bassa densità ) presenti nel sangue e di farle entrare nella cellula, dove vengono scomposte.
A causa dell’alterazione genica, il recettore è prodotto in quantità insufficiente oppure è del tutto assente, e questo fa sì che le LDL si accumulino nel sangue.

Si conoscono nel mondo più di 620 diverse alterazioni nel gene delle LDL che causano l’ipercolesterolemia familiare.
In Italia, uno studio ha identificato circa 72 di queste alterazioni.

Nella forma eterozigote è presente una copia normale del gene ( quella derivante dal genitore sano ), mentre l’altra ( che proviene dal genitore affetto da ipercolesterolemia familiare ) è alterata. Il recettore è quindi presente ma è prodotto in quantità insufficiente ( 50% ).
Nella forma omozigote entrambe le copie del gene sono alterate, e il recettore è del tutto assente o molto ridotto ( da 0 a 25% ).
In entrambe le forme di ipercolesterolemia familiare, le LDL che si accumulano nel sangue si depositano sulle pareti interne delle arterie, dando inizio alla formazione di placche dette ateromi.
La presenza di numerosi ateromi rende difficile la circolazione del sangue e può essere causa di problemi cardiocircolatori, con rischio di infarto miocardico che varia da persona a persona, ma che comunque dipende dal valore della colesterolemia.

Un sintomo tipico è la comparsa ( dopo i 30-40 anni negli eterozigoti e entro i primi 4 anni di vita negli omozigoti ) di xantomi, accumuli di grasso che si possono formare a livello dei tendini negli eterozigoti ( xantomi tendinei ) e a livello della cute dei gomiti e delle ginocchia negli omozigoti ( xantomi cutanei ).
Negli eterozigoti gli xantomi tendinei possono essere assenti per tutta la vita ( circa 40% dei casi ).
Altri sintomi spesso presenti negli eterozigoti sono gli xantelasmi ( accumuli di grasso che si formano all’esterno dell’occhio ) e l’arco corneale.

Molti eterozigoti mostrano un livello di colesterolo nel sangue all’incirca doppio del normale ( 350-550 mg/dl ). Questo aumento è riscontrabile sin dalla nascita. Verso i 35 anni nel maschi e i 45 nella femmina, in assenza di trattamento, possono comparire problemi cardiovascolari.
Tuttavia, questi sintomi possono variare molto da un individuo all’altro. Alcuni individui eterozigoti possono anche non accorgersi della propria condizione e rendersene conto dopo un controllo casuale. Altri presentano sintomi talmente lievi da non essere praticamente riconosciuti.

Gli omozigoti hanno un quadro clinico più grave rispetto agli eterozigoti. L’ipercolesterolemia è molto grave ( 550 - 1000 mg/dl ) e anch’essi hanno xantomi, che però sono visibili a livello cutaneo e sono riscontrabili entro i primi 4 anni di vita.
I problemi cardiovascolari iniziano già nell’infanzia, e in assenza di trattamento, spesso determinano la morte per infarto miocardico prima dei 20 anni. Anche per gli omozigoti esiste però una variabilità di sintomi.
Esistono casi di omozigoti lievi, i cui sintomi somigliano molto più a quelli degli eterozigoti, e che sopravvivono fino ad età avanzata.

Tratto da A.N.I.F. - Associazione Nazionale Ipercolesterolemia Familiare, 2015