Diagnosi e terapia dell’esofagite eosinofila


L’esofagite eosinofila è da considerarsi a tutti gli effetti una nuova patologia, che è stata individuata come tale negli ultimi 10 anni, ma che ora ha assunto un ruolo di primaria importaza tra le patologie esofagee nella pratica clinica quotidiana.

Il riconoscimento dell’esofagite eosinofila come malattia è aumentato gradualmentea a partire dagli anni’70, e recentemente si è assistito ad un notevole incremento del numero di pubblicazioni sull’argomento. Inoltre il numero dei pazienti con questa patologia non è trascurabile.

L’esofagite eosinofila è stata indicata con molteplici nomi, e ciò potrebbe essere alla base del suo mancato riconoscimento come problema emergente fino a poco tempo fa. Tra i nomi alternativi si possono citare: stenosi esofagea congenita, esofago di piccolo calibro e esofago rigido.

La maggior parte dei pazienti con esofagite eosinofila è composta da uomini ( 75% ), ed in genere la malattia è più diffusa nei Paesi occidentali, anche se non è chiaro il perchè di questa distribuzione.
Tipicamente la malattia colpisce adulti tra i 30 e i 40 anni, ma sono stati registrati casi anche tra i bambini e per alcuni pazienti sembra esserci una componente familiare.

I sintomi includono disfagia per il cibo solido nella maggior parte dei pazienti adulti ( 90% ) con ritenzione del cibo nel 50%, pirosi nel 33% e dolore toracico o vomito in un quinto dei pazienti.
La disfagia in un giovane uomo adulto dovrebbe far pensare a esofagite eosinofila e suggerire un’ endoscopia.

Molti di questi pazienti presentano anche malattia da reflusso gastroesofageo ( GERD ) e sintomi extraesofagei quali asma ( 50% ) e allergie alimentari ( 10-30% ). Le allergie alimentari possono riguardare le proteine del latte, soia, arachidi, frumento e alcuni frutti ( mele e ananas ).
Qualora dovessero essere riscontrate allergie alimentari, è necessario provvedere all’eliminazione del cibo per cercare di evitare i sintomi.

La diagnosi di esofagite eosinofila si basa su biopsie multiple in seguito all’individuazione di segni caratteristici per via endoscopica.
Sono necessarie almeno 5 biopsie, 2 o 3 della regione sia distale sia prossimale dell’esofago.
La presenza di eosinofili in queste biopsie non dovrebbe essere considerata come prova definitiva poiché non è infrequente trovare eosinofili nell’esofago normale.

Assieme alle allergie alimentari, la malattia da reflusso gastroesofageo potrebbe contribuire allo sviluppo dell’esofagite eosinofila causando infiammazione cronica, fibrosi.

Il trattamento può prevedere una terapia acido soppressiva ( inibitori della pompa protonica ) o la rimozione degli allergeni alimentari.
Una terapia a base di steroidi per inalazione o per via orale potrebbe aiutare ad alleviare l’infiammazione, così come il trattamento con Montelukast ( Singulair ), un antagonista del recettore dei leucotrieni D4 ( LTD4 ) Anche una dilatazione esofagea potrebbe risultare utile.

È possibile seguire un algoritmo clinico per la diagnosi e il trattamento dell’esofagite eosinofila nei pazienti con disfagia o ritenzione di cibo:

1 ) Effettuare in tutti i pazienti endoscopia con biopsie esofagee distali e prossimali;

2 ) In caso di diagnosi di esofagite eosinofila effettuare prove allergologiche e, se positive, tentare inizialmente una dieta di eliminazione;

3 ) Se la dieta di eliminazione non produce effetti o se le prove allergologiche sono negative, trattare il paziente con steroidi per inalazione o per via orale o con una terapia a base di inibitori della pompa protonica e dilatazione;

4 ) Se è stata utilizzata senza risposta la terapia con inibitori della pompa protonica e dilatazione, impiegare steroidi e Montelukast;

5 ) Se gli steroidi sono stati utilizzati come primo trattamento senza effetti positivi, provare Montelukast, ed in seguito inibitori della pompa protonica / dilatazione. ( Xagena_2007 )

Fonte: American College of Gastroenterology ( ACG ) – Congress, 2007



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