Esofago di Barrett: terapia ablativa endoscopica


L’esofago di Barrett è un importante fattore di rischio per il tumore esofageo, e la sua incidenza è in aumento. Tra le varie terapie ablative endoscopiche disponibili, l’ablazione a radiofrequenza ( RFA ) è attualmente considerata quella più promettente, poiché la RFA consente di ottenere elevati tassi di eradicazione della displasia e della metaplasia intestinale con complicanze minime.

Ai pazienti con esofago di Barrett viene consigliato di sottoporsi a monitoraggio endoscopico regolare per l’accertamento di una displasia o di un tumore maligno, e il prelievo endoscopico di campioni bioptici dai quattro quadranti a intervalli di 1-2 cm sull’intera lunghezza dell’esofago di Barrett rappresenta oggi lo standard per l’individuazione di una displasia o di un tumore maligno.

Il trattamento dell’esofago di Barrett dipende dall’istologia dei campioni bioptici prelevati in endoscopia, che può rivelare un esofago di Barrett non-displastico, una displasia di basso grado, una displasia di alto grado o un adenocarcinoma.

Tuttavia, la valutazione istologica della displasia è gravata da errori per la variabilità di giudizio da un osservatore all’altro, riscontrata anche tra gastroenterologi esperti, in conseguenza della quale spesso vengono diagnosticati falsi negativi o falsi positivi.
La mucosa non displastica nell’esofago di Barrett mostra alterazioni molecolari clonali, perdita del controllo del ciclo cellulare, ed altre caratteristiche di neoplasia. Queste alterazioni si verificano prima dell’espressione morfologica della neoplasia ( displasia ). Considerate le difficoltà di valutazione della displasia sulla base di biopsie della mucosa, le caratteristiche molecolari dell’esofago di Barrett non-displastico, e la sicurezza e l’efficacia che contraddistinguono l’ablazione a radiofrequenza, questa tecnica dovrebbe essere considerata un’opzione di trattamento per l’intera gamma dei pazienti con esofago di Barrett. ( Xagena_2010 )

Akiyama J, Triadafilopoulos G, Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2010; 56: 405-420



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