Cancro al seno, il test genomico a 21 geni evita l'intervento chemioterapico non-necessario


Il test molecolare a 21 geni può consentire di evitare chemioterapie non-necessarie nelle donne in postmenopausa con cancro al seno in stadio iniziale e linfonodi positivi ad alto rischio di recidiva.
Questi i risultati dello studio RxPONDER, pubblicato su The New England Journal of Medicine ( NEJM ), e i dati aggiornati della sperimentazione presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium.

Il 91.9% delle donne in postmenopausa trattate, dopo la chirurgia, con la sola terapia ormonale, a 5 anni, è vivo e libero da malattia invasiva, senza differenze significative rispetto alle pazienti che hanno ricevuto anche la chemioterapia ( 91.3% ) dopo l’intervento chirurgico.

I dati aggiornati di RxPONDER hanno dimostrato che, a un follow-up più lungo ( mediana di 6.1 anni ), le donne in postmenopausa continuano a non ottenere benefici dalla chemioterapia dopo la chirurgia.
Lo studio è stato condotto in modo indipendente dal SWOG Cancer Research Network con il supporto del National Cancer Institute ( NCI ) e ha coinvolto 5.083 donne con cancro alla mammella in stadio iniziale ( II-III ), esprimente i recettori estrogenici ma non la proteina HER2 ( tumore ER+ / HER2- ), con coinvolgimento dei linfonodi ascellari ( da 1 a 3 ).

L’obiettivo di RxPONDER era comprendere quando utilizzare la chemioterapia adiuvante ( post-intervento chirurgico ), per consentire un trattamento personalizzato.
Le pazienti sono state sottoposte al test genomico Oncotype DX.
Dallo studio è emerso che le donne in postmenopausa, con questa forma comune di cancro e con un punteggio RS ( Recurrence Score ) pari o inferiore a 25, possono evitare la chemioterapia ed essere trattate solo con la terapia ormonale, risparmiando le reazioni avverse associate alla chemioterapia, con un significativo impatto sulla qualità di vita.

Nel 2020 in Italia sono stati stimati circa 55mila nuovi casi di tumore al seno; 834.200 persone vivono dopo la diagnosi.
I test genomici rappresentano uno strumento che si aggiunge alle armi terapeutiche a disposizione degli oncologi, per decidere se a una paziente dovrà essere somministrata o meno la chemioterapia adiuvante in aggiunta all’ormonoterapia standard.
Circa un terzo delle pazienti con tumore alla mammella in fase iniziale HR-positivo, HER2-negativo, presenta una malattia che si è diffusa ai linfonodi, e due su tre sono in menopausa.
La maggior parte oggi viene trattata con la chemioterapia adiuvante, con una comprensibile prevalenza di atteggiamenti prudenziali.
I risultati di RxPONDER possono cambiare questa tendenza e segnano un ulteriore tassello a favore del test molecolare a 21 geni quale strumento in grado di supportare il clinico nella personalizzazione della terapia.
Nel 2018, lo studio TAILORx aveva già analizzato il ruolo della chemioterapia nelle pazienti senza interessamento dei linfonodi, dimostrando che, grazie a questo test genomico, è possibile identificare il ristretto numero di donne, circa il 20%, che traggono un beneficio sostanziale dalla chemioterapia, risparmiando alla vasta maggioranza, circa l’80%, la tossicità e gli effetti collaterali legati ai regimi chemioterapici.

RxPONDER ha mostrato che la grande maggioranza delle donne in postmenopausa può evitare la chemioterapia ed essere trattata solo con la terapia ormonale.
Al contrario, lo studio ha dimostrato che le pazienti in premenopausa con tumore del seno con le stesse caratteristiche dovrebbero essere trattate con la chemioterapia adiuvante. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva, nelle donne in premenopausa, è migliorato di quasi il 5%, passando dall’89% con la sola terapia ormonale al 93.9% aggiungendo la chemioterapia. Una nuova analisi relativa all’intervallo libero da recidiva a distanza ha evidenziato che le donne in premenopausa, con un punteggio del test genomico pari o inferiore a 13, ottengono un beneficio assoluto moderato, pari al 2.3%, dalla chemioterapia a 5 anni. Per le donne in premenopausa con un punteggio del test genomico compreso fra 14 e 25 il beneficio è del 2.8%”.

Il National Comprehensive Cancer Network, un’alleanza di 21 centri di riferimento a livello mondiale nella cura del cancro, ha aggiornato le linee guida per il carcinoma mammario e ha riconosciuto il test Oncotype DX come l’unico che può essere utilizzato per prevedere il beneficio della chemioterapia nelle pazienti con cancro al seno in fase iniziale, con linfonodi ascellari positivi ( da 1 a 3 ), comprese le micrometastasi.
Il test Oncotype DX è l’unico classificato come preferito con il massimo livello di evidenza per le pazienti con linfonodi negativi e con linfonodi positivi ( da 1 a 3 ) in postmenopausa.
Inoltre, il National Comprehensive Cancer Network raccomanda il test per determinare la prognosi delle pazienti in premenopausa con linfonodi positivi, candidate alla chemioterapia. ( Xagena_2021 )

Fonte: San Antonio Breast Cancer Symposium, 2021

Xagena_Medicina_2021