Pressione arteriosa ed ictus: effetti della selettività dei beta-bloccanti


I beta-bloccanti aumentano la variabilità della pressione sanguigna sistolica e questo probabilmente spiega la loro minore efficacia nel prevenire l'ictus rispetto all'infarto miocardico in confronto ad altri farmaci.

L’aumento di variabilità della pressione sanguigna può essere particolarmente evidente con farmaci non-cardioselettivi, e può potenzialmente mettere in discussione l'uso frequente del Propranololo ( Inderal ) come farmaco di prima linea per l'emicrania con aura in pazienti anziani con tremore essenziale o ansia e altri gruppi a rischio di ictus.

Sono stati determinati gli effetti della sottoclasse dei beta-bloccanti sulla variabilità della pressione arteriosa e il rischio di ictus in una revisione sistematica di studi randomizzati e controllati, facendo un confronto fra diversi tipi di beta-bloccanti e il placebo o altri farmaci.

Rispetto ad altri antipertensivi, la variabilità della pressione arteriosa sistolica è aumentata maggiormente per i beta-bloccanti non-selettivi ( rapporto tra le varianze, VR=1.34, p=0.002, 25 confronti, 9.992 pazienti ) che per i farmaci beta1-selettivi ( VR=1.09, p=0.053, 68 confronti, 40.746 pazienti, p per la differenza =0.038 ).

In un confronto diretto, la variabilità della pressione arteriosa sistolica è stata significativamente inferiore con un beta1-bloccante selettivo rispetto a un beta-bloccante non selettivo ( VR=0.81, p=0.03, 18 confronti, 954 pazienti ).

Rispetto ad altri antipertensivi, l'aumento del rischio di ictus con i beta-bloccanti non-selettivi ( OR=2.29, p=0.002 ) è stato più marcato che con i farmaci beta1-selettivi ( OR=1.24, p=0.003, p per differenza =0.03 ), così come il rischio di ictus rispetto al rischio di infarto miocardico ( OR=1.50 vs 0.99 ).

In conclusione, l'utilizzo di un beta1-selettivo rispetto ai farmaci non-selettivi può essere consigliabile quando i beta-bloccanti sono indicati per i pazienti a rischio di ictus. ( Xagena_2011 )

Webb AJS, Rothwell PM, Neurology 2011; 77:731-737



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