Infusione di 2 ore di Bivalirudina dopo intervento coronarico percutaneo per infarto STEMI


Lo standard di cura per l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) per infarto miocardico con sopraslivellamento ST ( infarto STEMI ) nell'ultimo decennio consisteva in Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ), Clopidogrel ( Plavix ), Eparina e un inibitore del recettore della glicoproteina IIb/IIIa ( GPI ).

Una strategia terapeutica con Bivalirudina ( Angiox ) ha dimostrato di essere superiore ad una strategia con inibitori del recettore della glicoproteina IIb/IIIa nello studio HORIZONS AMI per eventi clinici avversi netti ( combinazione di MACE e sanguinamento ).
Un aumentato rischio di trombosi acuta dello stent nel braccio Bivalirudina ha ridotto l’impiego della Bivalirudina per questa indicazione.

E’ stato ipotizzato che il rischio di trombosi acuta dello stent possa essere ridotto da un'infusione di 2 ore di Bivalirudina dopo intervento coronarico percutaneo per infarto STEMI.

Sono stati presi in considerazione i dati di tutti i pazienti con infarto STEMI trattati nel Vermont ( Stati Uniti ) in un unico Centro per l’intervento coronarico percutaneo.

A ogni paziente è stata prima somministrata la doppia terapia antiaggregante e il 75% di loro ha ricevuto un bolo di Eparina non-frazionata prima dell’intervento coronarico percutaneo.
L'utilizzo di Bivalirudina in bolo e l’infusione continua per 2 ore dopo intervento coronarico percutaneo sono stati di routine, con un inibitore della glicoproteina IIb/IIIa, come opzione di salvataggio.

Complessivamente, 128 pazienti consecutivi con infarto STEMI si sono sottoposti a intervento coronarico percutaneo primario, nel periodo 2008-2009.
Il 92% dei pazienti sottoposti a PCI primario ha ricevuto Bivalirudina durante e dopo la procedura con un tasso del 9% di salvataggio con antagonista della glicoproteina IIb/IIIa.

C'è stato un caso di trombosi acuta dello stent probabile/definita ( 0.7% ) e questo unico caso si è verificato nonostante l’impiego di un antagonista GP IIb/IIIa come salvataggio.

Nonostante l'infusione prolungata di Bivalirudina, il sanguinamento maggiore si è verificato solo nell’1.7% dei pazienti con infarto STEMI.

In conclusione, il prolungamento della Bivalirudina per 2 ore dopo intervento coronarico percutaneo per infarto miocardico con sopraslivellamento ST può essere un promettente metodo per ridurre il grave rischio di trombosi dello stent senza perdere il beneficio della strategia con Bivalirudina. ( Xagena_2010 )

Anderson PR et al, J Thromb Thrombolysis 2010; Epub ahead of print



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