Definizione di infarto miocardico e rischio di morte cardiovascolare


La disponibilità di biomarcatori della mionecrosi più sensibili, e un nuovo sistema di classificazione per la definizione universale di infarto del miocardio hanno portato all'evoluzione della classificazione di infarto miocardico.
Le implicazioni prognostiche di infarto miocardico attualmente definito non sono state ben descritte.

E' stata studiata l'associazione tra infarto miocardico nuovo o ricorrente in base ai sottotipi secondo la European Society of Cardiology ( ESC ), American College of Cardiology ( ACC ), American Heart Association ( AHA ), World Health Federation Task Force for the Redefinition of MI Classification System e il rischio di morte cardiovascolare tra 13.608 pazienti con sindrome coronarica acuta nello studio TRITON-TIMI 38 ( Trial to Assess Improvement in Therapeutic Outcomes by Optimizing Platelet Inhibition with Prasugrel–Thrombolysis in Myocardial Infarction 38 ).

Il rischio aggiustato di morte cardiovascolare è stato valutato mediante analisi di riferimento partendo dal momento della comparsa di infarto del miocardio fino a 180 giorni dopo l'evento.

I pazienti che hanno avuto un infarto miocardico nel corso del follow-up hanno avuto un più alto rischio di morte cardiovascolare a 6 mesi rispetto ai pazienti senza infarto del miocardio ( 6.5% versus 1.3%, P minore di 0.001 ).

Il rischio più elevato era presente in tutti i sottotipi di infarto del miocardio, incluso il tipo 4a ( intervento coronarico peri-percutaneo, 3.2%, P minore di 0.001 ) e tipo 4b ( trombosi dello stent, 15.4%, P minore di 0.001 ).

Dopo aggiustamento per importanti covariate cliniche, il verificarsi di infarto miocardico è risultato associato con un rischio di morte a 6 mesi 5 volte maggiore, con un aumento del rischio simile nei sottotipi.

In conclusione, l’infarto del miocardio è stato associato a un aumento significativo del rischio di morte cardiovascolare, con un rapporto coerente in tutti i tipi, come definito dal sistema di classificazione universale.
Questi risultati sottolineano la rilevanza clinica di questi eventi e l'importanza di terapie volte a prevenire l’infarto del miocardio. ( Xagena_2012 )

Bonaca MP et al, Circulation 2012; 125: 577-583



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Cardio2012