Gli inibitori SGLT2 possono prevenire la malattia renale diabetica nei pazienti con diabete mellito di tipo 2


Nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, l’uso degli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 ( SGLT2 ) possono ridurre il rischio di eventi renali gravi nella pratica clinica di routine.

I pazienti, a cui era stato prescritto un inibitore SGLT2 anziché un inibitore della dipeptidil peptidasi-4 ( DPP-4 ), hanno presentato una probabilità inferiore al 58% di avere un grave evento renale nei successivi 1.7 anni.

Il diabete mellito di tipo 2 è una delle principali cause di insufficienza renale, ma in diversi studi gli inibitori SGLT2 hanno mostrato un effetto benefico sugli esiti renali.
Nello studio CREDENCE, Canagliflozin ( Invokana ) si è dimostrato superiore al placebo nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica ( CKD ).

Un nuovo studio ha identificato 38.273 nuovi utilizzatori di inibitori SGLT2 e 107.854 nuovi utilizzatori di inibitori DPP-4 all’interno dei Registri nazionali svedese, danese e norvegese dal 2013 al 2018, abbinando quasi 30.000 nuovi utenti di inibitori SGLT2 con altrettanti nuovi utenti di inibitori DPP-4.

Nel gruppo SGLT2, circa due terzi dei pazienti avevano ricevuto Dapagliflozin ( 66.1% ), un terzo Empagliflozin ( 32.6% ) e una piccola percentuale ( 1.3% ) Canagliflozin, per una media di 1.4 anni. Nel gruppo DPP-4, quasi i due terzi dei pazienti avevano ricevuto Sitagliptin ( 64.8% ), seguito da Vildagliptin ( 20.0% ), Linagliptin ( 10.2% ), Saxagliptin ( 2.8% ) e Alogliptin ( 2.2% ), per una media di 2.0 anni.

La coorte comprendeva il 31% dei pazienti dalla Svezia, il 48% dalla Danimarca e il 21% dalla Norvegia.
La popolazione esaminata aveva un’età media di 61 anni e il 39% erano donne. Circa uno su cinque ( 19% ) aveva una storia di grave malattia cardiovascolare e solo il 3.3% aveva una storia di malattia renale cronica.
La maggior parte ( 82% ) era in trattamento con Metformina, il 26% assumeva Insulina e l’8% non era in terapia con un farmaco antidiabetico.

L’endpoint primario riguardava eventi renali gravi, sotto forma di un dato composito di terapia sostitutiva renale ( dialisi o trapianto renale ), morte per cause renali e ricovero ospedaliero per eventi renali.

L’esito primario composito si è verificato in 2.6/1000 anni-persona nel gruppo SGLT2 rispetto a 6.2/1000 anni-persona nel gruppo DPP-4, pari a un rapporto di rischio ( HR ) di 0.42.

Scomponendo il risultato nelle singole componenti, gli endpoint secondari, i pazienti nel gruppo inibitori di SGLT2 avevano meno probabilità di necessitare di dialisi o trapianto renale ( HR=0.32 ) o di ricovero ospedaliero per malattia renale ( HR=0.41 ), senza però una probabilità significativamente inferiore di morire per cause renali ( HR=0.77 ).

I risultati sono stati simili negli uomini e nelle donne come anche nei pazienti più giovani e più anziani ( 35-64 e 65-84 anni ), indipendentemente dal Paese di riferimento o dall’impiego di Empagliflozin o Dapagliflozin.

Quando i dati sono stati adeguati per il livello di emoglobina glicata e per la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( nei pazienti svedesi e danesi ), oltre che per pressione arteriosa, indice di massa corporea ( BMI ) e abitudine al fumo ( nei pazienti svedesi ), i rapporti di rischio per l’endpoint primario sono aumentati da 0.41 a 0.50 negli svedesi e da 0.42 a 0.55 in quelli danesi, a indicare alcuni effetti confondenti di queste variabili. ( Xagena_2020 )

Fonte: British Medical Journal, 2020

Xagena_Medicina_2020