Relazione tra assunzione delle statine ad alto dosaggio e danno renale


Uno studio osservazionale che ha preso in esame oltre 2 milioni di cartelle cliniche, ha evidenziato che i pazienti che assumono statine ad alto dosaggio presentano un aumento significativo del rischio di danno renale acuto.

E' stato osservato che i pazienti che prendevano dosi giornaliere di Rosuvastatina ( Crestor ) uguali o superiori a 10 mg, di Atorvastatina ( Torvast ) uguali o superiori a 20 mg e di Simvastatina ( Sinvacor ) uguali o superiori a 40 mg, hanno mostrato un rischio più alto del 34% di essere ricoverati per un danno renale acuto in particolare nei primi 120 giorni della terapia rispetto a quelli che assumevano dosaggi più bassi.

Nei pazienti con nefropatia cronica, l'uso di statine ad alto dosaggio non ha aumentato il rischio di danno renale acuto, indipendentemente dalle condizioni dei reni.

Tenuto conto che il beneficio cardiovascolare incrementale delle statine ad alto dosaggio rispetto a quello delle statine a basso dosaggio è probabilmente modesto come ordine di grandezza, occorre comprendere come identificare i pazienti per i quali il rapporto rischio-beneficio del trattamento con statine ad alte dosi sia sfavorevole.

Nonostante l’ampio uso delle statine da diversi anni, l'ottimizzazione delle dosi per trarre beneficio dal trattamento minimizzandone i rischi è un aspetto ancora in evoluzione.
E' quindi necessario uno studio randomizzato e controllato per confrontare le reazioni avverse delle statine ad alto e basso dosaggio.

In passato, JUPITER, uno studio, randomizzato e controllato con placebo, pubblicato nel 2008 sul The New England Journal of Medicine ( NEJM ), aveva mostrato un aumento non-significativo del 19% dell’'incidenza di insufficienza renale acuta in pazienti trattati con Rosuvastatina.

Un altro studio osservazionale su 2 milioni di pazienti ha mostrato un aumento del 50% del rischio di insufficienza renale acuta associato all'uso di statine.

La relazione tra statine e danno renale non è ben definita.

In Canada, ricercatori hanno cercato di definire questa relazione analizzando le cartelle cliniche dei residenti in sette province e i dati di due database, uno americano e uno inglese.
Sono stati identificati 2.067.639 pazienti al di sopra dei 40 anni, che avevano iniziato la terapia con statine nel periodo preso in esame nello studio ( 1997-2008 ), di cui 673.410 trattati con statine ad alto dosaggio.

La popolazione dello studio comprendeva 2.008.003 pazienti con una nefropatia non-cronica e 59.636 con una insufficienza renale cronica.

Durante lo studio, 4691 pazienti con nefropatia non-cronica e 1896 con malattia renale cronica sono stati ricoverati per un danno renale acuto entro 120 giorni dall'inizio della terapia con statine.
Ciascun paziente con danno renale acuto è stato abbinato a 10 controlli.

L’analisi ha mostrato che i pazienti con malattia renale non-cronica che hanno iniziato la terapia con statine ad alto dosaggio hanno mostrato un rate ratio di ospedalizzazione per danno renale acuto pari a 1.34 rispetto alla popolazione complessiva.
Il rischio non è risultato ulteriormente aumentato nei pazienti con malattia renale cronica, mentre quelli trattati con statine a dosaggi inferiori non hanno mostrato un aumento del rischio di ricovero per un danno renale acuto. ( Xagena_2013 )

Fonte: British Medical Journal, 2013

Xagena_Medicina_2013