L'iride come strumento di identificazione personale

A cura di Occhio.it

Ai nostri giorni è praticamente obbligatorio avere a che fare con password, Pin, ed altri codici numerici che ci identifichino. Per fuggire da un insieme sempre più ingombrante di cifre si cercano altre vie: attualmente pare che la risposta sia da ricercarsi nella biometria, un metodo matematico per misurare i dati biologici ovvero la scienza che usa la tecnologia digitale per identificare gli individui per mezzo delle loro caratteristiche fisiche.
Le nostre impronte digitali sono uniche, lo sono però anche la nostra voce, la nostra faccia e perfino il nostro occhio. Si può usare una qualsiasi di queste caratteristiche personali come chiave per accedere ad un servizio protetto da un sistema di sicurezza.
Si tratta solo di digitalizzare uno di questi tratti e confrontarlo successivamente con quelli contenuti in una banca dati. Il processo di riconoscimento dell'iride è piuttosto elaborato e comincia con l'acquisizione di un'immagine per mezzo di più telecamere che agendo simultaneamente ingrandiscono l'iride e raccolgono i dati sotto diverse angolazioni. Vengono successivamente determinati via software i contorni della pupilla ed eliminate le riflessioni prima di procedere alla vera e propria elaborazione dell'immagine. Il confronto avviene tra i codici memorizzati e l'immagine del soggetto sotto osservazione, a sua volta trasformata in codice.
La tecnologia si avvale anche di alcune raffinatezze come quella di registrare e misurare i tempi caratteristici di dilatazione e contrazione della pupilla al fine di accertare che davanti alla telecamera ci sia un essere umano e non semplicemente la foto del suo occhio.
(Dott. Luigi Fusi - oculista)
(Xagena 2001)