Tumore dell’ovaio resistente alle cure: l'aggiunta di Pazopanib può migliorare la prognosi


I risultati di uno studio hanno indicato la via per un possibile miglioramento delle cure per il tumore dell'ovaio, una forma di cancro che è ancora difficile da curare.
Nello studio, denominato MITO-11, si sono in particolare studiate circa settanta donne con tumore dell'ovaio che non rispondevano alla chemioterapia standard ( una combinazione di farmaci a base di Platino ) o che in pochi mesi dopo un primo miglioramento avevano sviluppato resistenza ai farmaci.

Il gruppo MITO, coordinato da Sandro Pignata e Francesco Perrone all'Istituto nazionale tumori - Fondazione Pascale di Napoli, comprende oltre 60 Centri italiani dedicati allo studio dei tumori dell'apparato ginecologico.

In questo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Lancet Oncology, è stato osservato che l'aggiunta di un altro farmaco chiamato Pazopanib ( Votrient ), al trattamento standard con Paclitaxel, ha aumentato in maniera statisticamente significativa il tempo che intercorre prima che la malattia ricominci a progredire.

La combinazione dei due farmaci è risultata più tossica, ma nel complesso gli effetti collaterali osservati sono risultati gestibili con le terapie di supporto disponibili nella pratica clinica.
Inoltre alcuni di questi disturbi sono in realtà dovuti alla chemioterapia che, grazie alla combinazione con Pazopanib, è stata somministrata più a lungo nel gruppo di donne che ricevevano, appunto, la combinazione.

Questo primo risultato non è sufficiente ad autorizzare l'uso di Pazopanib nella pratica clinica, ma rappresenta una solida base per programmare ulteriori studi che possano confermarne i risultati in un maggior numero di donne.

Secondo Sandro Pignata, Dipartimento uro-ginecologico dell'INT Napoli, la ricerca rinforza l'idea che il fenomeno dell'angiogenesi sia un meccanismo importante per la progressione dei tumori ovarici, dato che il farmaco agisce inibendo la capacità del tumore di crearsi i vasi sanguigni necessari al proprio nutrimento tramite, appunto, l'angiogenesi. ( Xagena_2015 )

Fonte: AIRC, 2015

Xagena_Medicina_2015