IMPower 131: efficacia di Atezolizumb associato a chemioterapia, come prima linea, nel tumore al polmone non-a-piccole cellule squamoso, avanzato, indipendentemente dalla espressione di PD-L1


L’aggiunta dell'immunoterapico anti-PD-L1 Atezolizumab ( Tecentriq ) alla chemioterapia di prima linea con Carboplatino e nab-Paclitaxel nei pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule avanzato, con istologia squamosa, ha ridotto del 29% il rischio di progressione della malattia o decesso rispetto alla sola chemioterapia nello studio di fase III IMPower 131.

Inoltre, la percentuale dei pazienti ancora vivi e senza segni di progressione della malattia a 12 mesi dall’inizio del trattamento è risultata più che raddoppiata nel gruppo trattato con Atezolizumab più chemioterapia rispetto al gruppo trattato solo con la chemioterapia; il beneficio è risultato indipendente dall’espressione di PD-L1 sulel cellule tumorali.

In questa prima analisi ad interim dei dati, non è stata riscontrata una differenza significativa fra i due gruppi riguardo alla sopravvivenza globale ( OS ).

Il tumore al polmone non-a-piccole cellule di tipo squamoso rappresenta il 25-30% dei casi di carcinoma polmonare non-a-piccole cellule, ed è molto difficile da trattare, con risultati inferiori a quelli che si ottengono negli adenocarcinomi.
Meno del 15% dei pazienti con un tumore polmonare con istotipo squamoso in stadio avanzato è ancora vivo 1 anno dopo la diagnosi e meno del 2% sopravvive fino a 5 anni.

Studio IMpower131

IMpower131 è uno studio randomizzato, in aperto, al quale hanno partecipato 317 Centri di 27 Paesi, presso i quali sono stati arruolati 1021 pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule squamoso in stadio IV, non-trattati precedentemente con la chemioterapia e con un performance status ECOG pari a 0 o 1.

Nello studio sono stati arruolati pazienti non-selezionati in base all’espressione di PD-L1.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale e in parti uguali a tre gruppi di trattamento: A) Atezolizumab più chemioterapia con Carboplatino e nab-Paclitaxel; B) sola chemioterapia ( Carboplatino e nab-Paclitaxel ); C) Atezolizumab più chemioterapia con Carboplatino e Paclitaxel.

Questa analisi ha riguardato i bracci Atezolizumab più Carboplatino e nab-Paclitaxel e il braccio chemioterapia.

I pazienti sono stati sottoposti a 4-6 cicli di trattamento, seguiti da una terapia di mantenimento con Atezolizumab nel primo gruppo e dalla miglior terapia di supporto nel secondo.

Gli endpoint primari dello studio erano la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) valutata dagli sperimentatori secondo i criteri RECIST versione 1.1 e la sopravvivenza globale ( OS ).

Dopo un follow-up mediano di 17.1 mesi e un follow-up minimo di 9.8 mesi, la sopravvivenza mediana libera da progressione è risultata di 6.3 mesi nel gruppo trattato con Atezolizumab contro 5.6 mesi in quello che ha ricevuto chemioterapia ( hazard ratio, HR=0.71; IC al 95%: 0.60-0.85; P = 0.0001 ).

La sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) a 12 mesi è risultata più che raddoppiata con la combinazione di immunoterapia e chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia: 24.7% contro il 12%.

IMpower 131 è il primo studio di fase III riguardante una combinazione basata sulla immunoterapia a mostrare un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione nel carcinoma polmonare non-a-piccole cellule squamoso, avanzato.
Sebbene la differenza della mediana tra i due gruppi di trattamento sia modesta, il miglioramento è risultato statisticamente significativo e ha mostrato che, in generale, i pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule squamoso in fase avanzata possono trarre beneficio dall’aggiunta dell'immunoterapia al trattamento standard.

Il beneficio di sopravvivenza libera da progressione si è osservato in tutti i sottogruppi di pazienti trattati con Atezolizumab più chemioterapia, compresi quelli con tumori PD-L1-negativi o metastasi epatiche.

Nel sottogruppo con espressione elevata di PD-L1 ( TC 3 o IC 3 ) l’hazard ratio è stato pari a 0.44, in quello con bassa espressione di PD-L1 a 0.70 e in quello con pazienti negativi per PD-L1 pari a 0.81.
Oltre alla sopravvivenza libera da progressione, anche la percentuale di risposte obiettive confermate e la durata della risposta sono risultate superiori con Atezolizumab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia, a prescindere dall’espressione di PD-L1.

I dati di sopravvivenza globale non sono ancora maturi. Nella prima analisi ad interim non si è vista una differenza significativa fra i due bracci della mediana, che è risultata di 14 mesi con Atezolizumab più la chemioterapia e 13.9 mesi con la sola chemioterapia.

Quasi tutti i pazienti ( 94.6% nel braccio trattato con Atezolizumab e il 90.7% di quelli del braccio di confronto ) hanno manifestato effetti collaterali correlati al trattamento.
Sebbene l’incidenza degli effetti indesiderati di grado 3 e 4 sia risultata più alta nel gruppo trattato con l’immunoterapia combinata con la chemioterapia ( 68% versus 57% ), il profilo di sicurezza della combinazione è risultato gestibile.

Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati con Atezolizumab comprendono rash cutaneo, colite e riduzione dei livelli degli ormoni tiroidei. ( Xagena_2018 )

Fonte: ASCO - Journal of Clinical Oncology, 2018

Xagena_Medicine_2018