Immunoterapici nel trattamento del melanoma e del cancro del polmone non a piccole cellule


L'immunoterapia permette di trattare diversi tipi di tumori, in quanto agisce direttamente sul sistema immunitario che, adeguatamente stimolato, è in grado di combattere il tumore.
Questa peculiarità permette all’immunoterapia di essere efficace contro tipologie tumorali spesso estremamente diverse tra loro.

Attualmente sono disponibili in Italia per uso clinco Ipilimumab ( farmaco anti-CTLA-4; Yervoy ), Nivolumab ( Opdivo ) e Pembrolizumab ( Keytruda ) ( entrambi farmaci anti-PD-1 ) per il trattamento del melanoma avanzato, mentre il Nivolumab è anche prescrivibile per il carcinoma al polmone non-a piccole cellule a istologia squamosa in fase avanzata pretrattato con chemioterapia.

Inibitori CTLA-4

Ipilimumab è un anticorpo monoclonale che promuove l’attività antitumorale mediata dai linfociti T in pazienti con melanoma metastatico, bloccando il recettore co-inibitorio CTLA-4. In questo modo il farmaco favorisce la proliferazione e l’attivazione dei linfociti T con conseguente incremento dell’immunità antitumorale.

L’Ipilimumab è stato il primo immunoterapico associato a un aumento della sopravvivenza in pazienti affetti da melanoma avanzato già sottoposto a precedente terapia, come dimostrato da un importante studio clinico.

Questo farmaco ha permesso di ottenere in un sottogruppo di pazienti sopravvivenze anche di 10 anni, a indicare come l’attivazione del sistema immunitario contro il tumore da parte di questo farmaco abbia una memoria nel tempo che può garantire una efficacia di lunga durata.

L’Ipilimumab si è dimostrato efficace in tutte le istologie di melanoma, e a prescindere dalle caratteristiche molecolari e/o cliniche del paziente.

Inibitori PD-1

Pembrolizumab ( Keytruda ) e Nivolumab ( Opdivo ) sono anticorpi monoclonali che promuovono l’attività antitumorale mediata dai linfociti T bloccando la molecola co-inibitoria PD-1.
Nel melanoma metastatico Nivolumab è il farmaco anti-PD-1 impiegato da più tempo ( e quindi con i dati più maturi ); ha dimostrato una migliore capacità di ridurre la massa tumorale e anche una maggiore efficacia a lungo termine rispetto alla chemioterapia nel melanoma avanzato, il tutto con molti meno effetti collaterali.

Quando confrontati con i dati ottenuti da Ipilimumab, i risultati raggiunti da Nivolumab hanno portato a un miglioramento significativo per tutti i parametri di efficacia, suggerendo fortemente l’utilizzo di questa terapia in pazienti affetti da melanoma avanzato che non hanno mai ricevuto un precedente trattamento.

In due studi clinici che hanno confrontato la chemioterapia standard con Nivolumab in pazienti con tumore polmonare non-a piccole cellule in fase avanzata e che avevano già ricevuto in precedenza della chemioterapia, il farmaco immunoterapico ha dimostrato un vantaggio in sopravvivenza. Inoltre, il numero e la gravità degli effetti tossici del trattamento con Nivolumab sono risultati estremamente più bassi rispetto a quelli della chemioterapia.
La terapia anti PD-1 sembra fornire risultati promettenti anche per il trattamento di forme particolari di carcinoma mammario e del colon-retto, nonchè dell’epatocarcinoma, del tumore renale, della vescica e di forme particolari di linfomi ( tumori che prendono origine dal sistema linfatico: linfociti T, linfociti B e loro precursori ) a dimostrazione del fatto che l’immunoterapia può funzionare a prescindere dall’istologia tumorale.

Sono inoltre in corso numerosi studi che valutano la combinazione di questi farmaci sia tra di loro che con altre terapie con un diverso meccanismo d’azione ( chemioterapia, farmaci a bersaglio molecolare, radioterapia ). ( Xagena_2016 )

Fonte: AIOM, 2016

Xagena_Medicina_2016