Studio CheckMate -214: oltre il 50% dei pazienti trattati con la combinazione Nivolumab e Ipilimumab è vivo a 42 mesi contro il 39% dei pazienti trattati con Sunitinib


Lo studio CheckMate -214 di fase 3 sta valutando la combinazione di Nivolumab ( Opdivo ) e di Ipilimumab ( Yervoy ) rispetto al trattamento con Sunitinib ( Sutent ) nei pazienti con carcinoma a cellule renali ( RCC ) avanzato o metastatico non-trattato in precedenza.

Dopo un follow-up minimo di 42 mesi, la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab continua a mostrare una sopravvivenza globale ( OS ), tassi di risposta obiettiva ( ORR ), durata della risposta ( DOR ) e tassi di risposta completa ( CR ) superiori.
Il profilo di sicurezza per la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab è in linea con quanto precedentemente osservato e non si sono evidenziati nuovi segnali di sicurezza o decessi correlati al trattamento con il follow-up prolungato.

Un significativo beneficio in sopravvivenza globale è stato osservato sia nei pazienti a rischio intermedio e sfavorevole ( IS ) che in tutti i pazienti randomizzati ( ITT; intent-to-treat ) trattati con Nivolumab e Ipilimumab rispetto ai pazienti trattati con Sunitinib.
Tra i pazienti che hanno ricevuto la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab e hanno ottenuto una risposta completa secondo la revisione radiologica indipendente, tale risposta era ancora in corso nell’84% e 86% dei pazienti rispettivamente nelle popolazioni IS e ITT.

Nella popolazione IS, i pazienti trattati con Nivolumab e Ipilimumab hanno ottenuto un significativo miglioramento di:

• sopravvivenza globale: a 42 mesi, il tasso di sopravvivenza OS era pari al 52% nei pazienti trattati con Nivolumab più Ipilimumab e al 39% in quelli trattati con Sunitinib [ hazard ratio ( HR ) 0.66; intervallo di confidenza ( IC ) 95%: 0.55-0.80 ];

• tasso di risposta obiettiva: secondo la revisione radiologica indipendente, il tasso ORR era pari al 42% con Nivolumab più Ipilimumab e al 26% con Sunitinib ( p = 0.0001 );

• durata della risposta: la durata DOR mediana non è stata raggiunta nei pazienti trattati con Nivolumab più Ipilimumab ed era pari a 19.7 mesi ( IC 95%: 16.4-26.4 ) nei pazienti trattati con Sunitinib;

• risposta completa: secondo revisione indipendente, il 10% dei pazienti trattati con la combinazione Nivolumab e Ipilimumab ha manifestato una risposta completa rispetto all’1% tra quelli trattati con Sunitinib.

Risultati simili sono stati osservati nella popolazione ITT, dove i pazienti trattati con Nivolumab più Ipilimumab hanno manifestato un miglioramento significativo di:

• sopravvivenza globale: a 42 mesi, il tasso di sopravvivenza OS per la popolazione ITT è stato pari al 56% nei pazienti trattati con Nivolumab più Ipilimumab e al 47% in quelli trattati con Sunitinib ( HR=0.72; IC 95%: 0.61-0.86 );

• il tasso di risposta globale: secondo revisione indipendente, il tasso ORR è stato pari al 39% con Nivolumab più Ipilimumab e al 33% con Sunitinib ( p = 0.02 );

• la durata della risposta: la durata DOR mediana non è stata raggiunta nei pazienti trattati con Nivolumab più Ipilimumab ed è stata pari a 24.8 mesi ( IC 95%: 19.4-27.3 ) nei pazienti trattati con Sunitinib;

• risposta completa: secondo revisione indipendente, l’11% dei pazienti trattati con la combinazione ha manifestato una risposta completa rispetto al 2% di quelli trattati con Sunitinib.

I risultati di questo follow-up a 42 mesi dello studio CheckMate -214 rafforzano quanto precedentemente osservato e si aggiungono alla crescente evidenza, suggerendo che la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab possiede le potenzialità di migliorare significativamente la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato.
E' di particolare rilievo che una percentuale consistentemente superiore di pazienti trattati con la combinazione Nivolumab e Ipilimumab ha presentato una risposta completa e che la maggioranza di queste risposte siano durature.

Nello studio CheckMate -214 i pazienti inclusi nel gruppo di combinazione hanno ricevuto Nivolumab 3 mg/kg e Ipilimumab 1 mg/kg ogni 3 settimane per 4 dosi, seguite da Nivolumab 3 mg/kg ogni due settimane.
I pazienti inclusi nel gruppo di comparazione hanno ricevuto Sunitinib 50 mg una volta al giorno per 4 settimane, seguite da 2 settimane di sospensione prima di riprendere il trattamento.
I pazienti sono stati trattati fino a progressione o tossicità inaccettabile.

Nivolumab è un anticorpo monoclonale immunoglobulina G4 ( IgG4 ) umano, che si lega al recettore PD-1 e blocca la sua interazione con PD-L1 e PD-L2. Il recettore PD-1 è un regolatore negativo dell'attività delle cellule T che è stato dimostrato essere coinvolto nel controllo delle risposte immunitarie T cellulari. L'interazione di PD-1 con i ligandi PD-L1 e PD-L2, che sono espressi dalle cellule presentanti l'antigene e che possono essere espressi dalla cellula tumorale o da altre cellule nel microambiente tumorale, comporta l'inibizione della proliferazione delle cellule T e della secrezione delle citochine. Nivolumab potenzia le risposte delle cellule T, incluse le risposte anti-tumorali, attraverso il blocco del legame di PD1 ai ligandi PD-L1 e PD-L2.

Ipilimumab è un anticorpo monoclonale ricombinante umano, che si lega a CTLA-4, un regolatore negativo dell’attività delle cellule T. Il legame blocca l’interazione di CTLA-4 con i suoi ligandi, CD80/CD86. È dimostrato che il blocco di CTLA-4 aumenta l’attivazione e la proliferazione delle cellule T, comprese le cellule T effettrici infiltranti il tumore. L’inibizione del segnale CTLA-4 può anche ridurre la funzione delle cellule T regolatorie, che può contribuire a sua volta all’aumento generale della risposta delle cellule T, tra cui anche la risposta immune anti-tumorale. ( Xagena_2020 )

Fonte: Genitourinary Cancers Symposium - American Society of Clinical Oncology ( ASCO GU ), 2020

Xagena_Medicina_2020