Sopravvivenza dei pazienti con tumore alla prostata per rischio prognostico e terapia


Anche dopo 5 anni dalla diagnosi di carcinoma prostatico persiste il rischio di ripresa della malattia. Quindi la sopravvivenza a 10 o più anni è più informativa di quella a 5.
Per una corretta scelta della terapia è necessario conoscere il rischio prognostico dei pazienti.

L’effetto dell'introduzione dello screening nel caso di carcinoma prostatico può essere difficile da valutare a causa di possibili distorsioni nei dati di sopravvivenza e della diagnosi di tumori clinicamente non-rilevanti.
L'utilizzo di modelli statistici di analisi della sopravvivenza ( modelli misti di cura ) può aiutare a comprendere se le differenze geografiche di sopravvivenza siano reali o siano il prodotto delle distorsioni descritte sopra.

E’ stata presentata la sopravvivenza a 10 anni dei pazienti con tumore alla prostata in due provincie italiane ( Genova e Varese ) per età, categoria di rischio e terapia.
Sono anche stati stimati i rischi di morte e utilizzati i modelli misti di cura per stimare la proporzione di curati e la sopravvivenza media dei pazienti ad esito fatale nelle due aree.

Sono stati inclusi casi di tumore prostatico, del periodo 1996-97, residenti nella provincia di Varese ( 602 casi ) e Genova ( 509 casi ), 7 casi sono stati esclusi per problemi del follow-up o inconsistenza dei dati.
I casi fanno parte dello studio EUROCARE di alta risoluzione.

La categoria di rischio è definita dalla combinazione TNM e Gleason ( o grading in assenza di Gleason ).
La terapia radicale ( prostatectomia o radioterapia ) è quella applicata nei primi 12 mesi dalla diagnosi, escludendo i pazienti con metastasi a distanza.
L’età è stata analizzata dividendo i soggetti in due classi: 15-74 anni e 75-99 anni.

I registri di Genova e Varese differiscono per la distribuzione per età: a Genova la percentuale dei soggetti con più di 75 anni era del 44% contro il 35% di Varese.
A Genova c’era una maggiore attitudine a effettuare la radioterapia radicale rispetto a Varese ( 14% vs 3% ), al contrario a Varese c’era una maggior attitudine verso la prostatectomia radicale rispetto a Genova ( 35% vs 25% ).
La distribuzione per categoria di rischio era simile tra i due registri.

Le curve di sopravvivenza relativa sono risultate simili tra i due registri, con valori a 10 anni del 70% per Genova e 73% per Varese.
La sopravvivenza era inferiore per gli anziani rispetto ai giovani ( 55% vs 80% ).

Le curve di sopravvivenza stratificate per età e per registro, hanno descritto sopravvivenze simili per i più giovani, nei due registri, mentre differivano per gli anziani ( a 10 anni 60% a Genova vs 50% a Varese ).

I prostatectomizzati sono sopravvissuti tutti, mentre il 68% dei pazienti con radioterapia radicale è sopravvissuto oltre i 10 anni dalla diagnosi con valori superiori a quelli dei pazienti con terapie non-radicali.

La stima dell’eccesso relativo di morte ( RER ) in un modello multivariato, aggiustato per le variabili prognostiche in studio, ha mostrato un rischio significativamente superiore per Varese ( 40% ) rispetto a Genova.
I pazienti più anziani ( 75-99 ) avevano un rischio significativamente più alto ( 40% ) rispetto ai pazienti più giovani ( 15-74 ).
La prostatectomia e la radioterapia radicale hanno conferito un effetto significativamente positivo con un RER di 0.1 per la prostatectomia e di 0.7 per la radioterapia confrontate con le terapie non-radicali.
I pazienti appartenenti alla categoria di alto rischio ( qualsiasi T, M1N1 e Gleason maggiore o uguale a 8 ) hanno presentato un RER significativo di 19.3 rispetto ai pazienti di rischio più basso rischio ( T1T2, N0NX, M0MX e Gleason minore o uguale a 7 ).

I modelli di cura applicati su dati aggregati ( stratificati per età ) hanno mostrato stime di proporzione di guariti e di tempo medio di sopravvivenza per i casi fatali diverse nelle due aree.
Per la classe di età più anziana la frazione di guariti è risultata significativamente maggiore a Genova rispetto a Varese, mentre l’attesa di vita dei casi fatali era compresa tra 2 e 3.5 anni in entrambi i registri ( non-significativo ).

Dallo studio è emerso che i principali fattori prognostici risultano essere età, classe di rischio e terapia.
Le sopravvivenze sono risultate simili tra i registri, tuttavia i pazienti anziani hanno mostrato un eccesso di rischio significativamente più alto a Varese accompagnato da una proporzione di guariti più bassa.
Nonostante le differenze tra registri in termini di distribuzione per età e tipo di terapia radicale, nel modello è persistito il rischio legato al registro, questo può essere dovuto ad altri fattori che non si è riusciti a individuare.
Il forte effetto protettivo della prostatectomia non va solo considerato come un’efficacia di questo trattamento rispetto ad altri ma potrebbe in buona parte essere dovuto a una selezione dei soggetti candidati all’intervento.
Un punto di forza dello studio è il lungo follow-up che ci permette di stimare la sopravvivenza a 10 anni. ( Xagena_2013 )

Foschi R et al, AIRTUM, 2013

Uro2013 Onco2013