Carcinoma polmonare non-a-piccole cellule positivo per mutazione in EGFR: Erlotinib versus chemioterapia in prima linea


Mutazioni attivanti nel gene EGFR sono marcatori importanti di risposta alla terapia con inibitori tirosin-chinasici nel carcinoma polmonare non-a-piccole cellule.

Lo studio OPTIMAL ha confrontato efficacia e tollerabilità dell’inibitore tirosin-chinasico Erlotinib ( Tarceva ) versus chemioterapia standard nel trattamento di prima linea di pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato e positivo per mutazioni in EGFR.

Lo studio, in aperto, randomizzato, di fase 3 è stato condotto in 22 Centri in Cina e ha coinvolto pazienti di età superiore ai 18 anni con cancro polmonare non-a-piccole cellule di stadio IIIB o IV, confermato istologicamente, e una mutazione attivante confermata in EGFR ( delezione dell’esone 19 o mutazione L858R nell’esone 21 ).

Questi pazienti sono stati assegnati in maniera casuale e in rapporto 1:1 a ricevere Erlotinib per via orale ( 150 mg/die ) fino alla progressione della malattia o a effetti tossici non accettabili, oppure fino a 4 cicli di Gemcitabina più Carboplatino.

I pazienti sono stati stratificati in accordo con il tipo di mutazione EGFR, sottotipo istologico ( adenocarcinoma vs non adenocarcinoma ) e abitudine al fumo.

L’esito primario era la sopravvivenza libera da progressione, analizzata in pazienti con malattia confermata che hanno ricevuto almeno una dose del trattamento previsto dallo studio.

In totale, 83 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Erlotinib e 82 a Gemcitabina più Carboplatino; 82 pazienti nel gruppo Erlotinib e 72 in quello chemioterapia sono stati inclusi nell’analisi dell’endpoint primario.

La durata mediana di sopravvivenza libera da progressione è risultata significativamente maggiore nei pazienti trattati con Erlotinib che in quelli trattati con chemioterapia ( 13.1 vs 4.6 mesi; hazard ratio, HR=0.16; p inferiore a 0.0001 ).

La chemioterapia è risultata associata a più effetti tossici di grado 3 o 4 rispetto a Erlotinib ( neutropenia 42% e trombocitopenia 40% tra i pazienti sottoposti a chemioterapia versus nessun paziente con Erlotinib ); i più comuni effetti tossici di grado 3 o 4 con Erlotinib sono stati: aumento delle concentrazioni di alanina aminotransferasi ( 4% ) e rash cutaneo ( 2% ).

La chemioterapia è stata inoltre associata a un aumento degli eventi avversi gravi correlati al trattamento ( 14% [ diminuzione della conta piastrinica, n=8; diminuzione della conta dei neutrofili, n=1; disfunzione epatica, n=1 ] vs 2% [ entrambi con disfunzione epatica ] ).

In conclusione, rispetto alla chemioterapia standard, Erlotinib ha portato un significativo beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule avanzato e positivo per mutazioni in EGFR ed è risultato associato a una più favorevole tollerabilità.
Queste osservazioni suggeriscono che Erlotinib è importante per il trattamento di prima linea dei pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule positivo per mutazioni in EGFR. ( Xagena_2011 )

Zhou C et al, Lancet Oncol 2011; 12: 735-742



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