La depressione nella malattia di Parkinson


La depressione è la manifestazione neuropsichiatria più comune della malattia di Parkinson. La diagnosi di depressione rappresenta una sfida, dal momento che i sintomi possono essere mascherati dalla presentazione del morbo di Parkinson. La mancanza di attenzione clinica, di screening, le informazioni incomplete fornite dai pazienti o dal personale di assistenza e gli aspetti relativi alle stigmate della malattia non fanno che aumentare la difficoltà della sfida.

La depressione nella malattia di Parkinson si presenta principalmente con sintomi quali l’anedonia, l’apatia e l’irritabilità, rispetto ai sintomi della depressione primitiva. I sintomi della depressione nel Parkinson possono variare dalla depressione maggiore alla depressione subsindromica, che compare durante le fluttuazioni motorie.

Sono stati proposti diversi meccanismi eziologici, tra cui lo sbilanciamento dei neurotrasmettitori, la degenerazione neuronale, la predisposizione genetica e la depressione reattiva.
Il meccanismo alla base della depressione nella malattia di Parkinson può essere multifattoriale con diverse eziologie concomitanti. Recentemente, la stimolazione cerebrale profonda dei pazienti ha focalizzato l’attenzione sulla depressione nel Parkinson, specificamente sull’importanza della diagnosi prima dell’intervento chirurgico e del periodo di follow-up.

E’ raccomandata una gestione multidisciplinare della depressione, che comprenda la psicoterapia, la farmacoterapia e la terapia elettroconvulsivante per i pazienti refrattari.
La psicoterapia può avere un ruolo al momento della diagnosi iniziale e nei momenti in cui si ha peggioramento della disabilità.
Gli inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina ( SSRI ) sono sicuri e tollerabili. Gli antidepressivi triciclici sono efficaci ma meno tollerati nella popolazione più anziana. Gli agonisti della dopamina possono essere efficaci per migliorare la depressione, l’apatia e i sintomi motori.

La depressione non trattata può essere estremamente disabilitante e può deteriorare significativamente la qualità di vita del paziente e delle persone che lo assistono. ( Xagena_2009 )

Bahroo LB, Appleby BS, Minerva Psichiatrica 2009;50:45-53



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