Scompenso cardiaco diastolico: nessun effetto della Digossina sulla mortalità e sull’ospedalizzazione


Quasi la metà dei 5 milioni di pazienti con scompenso cardiaco negli Stati Uniti presenta insufficienza cardiaca diastolica, cioè insufficienza cardiaca con normale, o vicino alla norma, frazione d’eiezione ventricolare sinistra.

Ad eccezione del Candesartan ( Atand/Ratacand ), nessun farmaco è stato valutato in studi clinici in questi pazienti.

I Ricercatori del Digitalis Investigation Group ( DIG ) ancillary trial hanno arruolato 988 pazienti ambulatoriali con insufficienza cardiaca cronica e normale ritmo sinusale, con frazione d’eiezione maggiore del 45% ( mediana, 53% ), nel periodo 1991-1993.

Questi pazienti sono stati assegnati in modo casuale alla Digossina ( n = 492 ) o al placebo ( n =496 ).
Nell’arco di questo periodo, il 21% dei pazienti del gruppo Digossina ed il 24% di quelli su placebo ha raggiunto l’outcome primario combinato di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca o di morte per insufficienza cardiaca.

La Digossina non ha avuto alcun effetto sulla mortalità per tutte le cause e la mortalità causa-specifica, e neppure sull’ospedalizzazione per cause generali o per malattia cardiovascolare.

L’impiego della Digossina è risultato associato ad un trend verso una riduzione dell’ospedalizzazione per peggioramento dello scompenso cardiaco ( hazard ratio, HR = 0.79; p = 0.094 ), ma anche ad un trend verso l’aumento dell’ospedalizzazione per angina instabile ( HR = 1.37; p = 0.061 ).

I dati dello studio hanno indicato che nei pazienti ambulatoriali con insufficienza cardiaca diastolica, cronica, da lieve a moderata, normale ritmo sinusale, trattati con ACE-inibitori e diuretici, la Digossina non esercita alcuna effetto sulla mortalità o sull’ospedalizzazione per tutte le cause e per malattia cardiovascolare. ( Xagena_2006 )

Ahmed A et al, Circulation 2006; Published online before print




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