Raccomandazioni per la stagione influenzale 2009-2010: prevenzione e controllo


L’influenza è una malattia provocata dai virus influenzali, che colpisce prevalentemente le vie respiratorie. L’infezione si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva, emesse con la tosse, lo starnuto o anche semplicemente parlando.
Il periodo di contagiosità comincia un po’ prima che si manifestino i primi sintomi e si prolunga per 5-7 giorni ( il periodo di contagiosità nei bambini può essere più lungo che negli adulti ). Il periodo di incubazione dell’influenza è di 1-4 giorni ( in media 2 ). I virus dell’influenza, che resistono molto bene nell’ambiente esterno in situazioni di bassa temperatura ed umidità, si diffondono facilmente negli ambienti affollati.

I sintomi dell’influenza ( febbre, mal di testa, malessere generale, tosse, raffreddore, dolori muscolari ed articolari ) sono comuni a molte altre malattie, per, cui dal punto di vista clinico, la definizione di caso di sindrome influenzale ( influenza like illness = ILI ) prevede un’affezione respiratoria ad esordio acuto, con febbre oltre i 38°C, accompagnata da almeno uno tra i seguenti sintomi sistemici: cefalea, malessere generalizzato, sudorazione, brividi, astenia, e da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: tosse, faringodinia, congestione nasale.
Soprattutto nei bambini, le ILI, si possono manifestare anche con sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale ( nausea, vomito, diarrea ).

Solitamente la malattia dura circa una settimana e si risolve con la guarigione. In alcuni casi possono verificarsi complicanze causate da sovra infezioni batteriche a carico di apparati diversi come polmonite, sinusite e otite ( queste ultime soprattutto nei bambini ), disidratazione, e dal peggioramento di malattie preesistenti ( ad esempio malattie croniche dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, renale, ecc ).
Si stima che in Italia l’influenza stagionale causi ogni anno circa 8.000 decessi in eccesso, di cui 1000 per polmonite ed influenza, ed altri 7000 per altre cause. L’84% di questi ( pari a 6.700 decessi per tutte le cause e 900 decessi per polmonite ed influenza in media ) riguarda persone di età maggiore o uguale a 65 anni.

Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie ( emagglutinina e neuraminidasi ), che permettono loro di aggirare la barriera costituita dall’immunità presente nella popolazione con esperienza pregressa di infezione; ciò spiega perchè l’influenza possa ripetutamente colpire la popolazione e causare ricorrenti epidemie.
In Italia, l’andamento stagionale delle ILI è rilevato attraverso la rete di medici sentinella Influnet. I dati forniti dal sistema di rilevazione, attivo dal 1999, hanno permesso di stimare che le ILI interessano ogni anno il 4-12% della popolazione italiana, a seconda delle caratteristiche del virus influenzale circolante in una data stagione.
Per quanto attiene la situazione epidemiologica del nuovo virus A/H1N1 e le relative misure di mitigazione e controllo, queste sono in continua evoluzione e differiscono da quelle condotte per la prevenzione e controllo dell’influenza stagionale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ) raccomanda la vaccinazione pandemica a categorie considerate prioritarie, quali: operatori sanitari e personale del Servizio Sanitario Nazionale ( SSN ) e soggetti a rischio per patologie pregresse.

L'influenza nel mondo durante la stagione influenzale 2008-2009

Tra settembre 2008 e gennaio 2009, secondo l’OMS, l’influenza ha circolato in tutti i continenti ( Africa, America, Asia, Europa e Oceania ). In generale, l’attività influenzale è stata inferiore rispetto allo stesso periodo degli ultimi anni, anche se in alcuni Paesi europei è stata registrata una maggiore attività. Nell’emisfero Sud, la circolazione dei virus influenzali è continuata fino a novembre 2008 ed in Australia, ha raggiunto il picco epidemico a settembre 2008. I virus influenzali predominanti in Australia e Nuova Zelanda sono stati quelli appartenenti al sottotipo B, mentre in altri Paesi, con entità variabile, hanno co-circolato, oltre ai virus influenzali di tipo B, anche quelli del tipo A/H1N1 ed A/H3N2. Nell’emisfero Nord, l’attività dei virus influenzali è stata moderata. In Giappone, Tunisia e in molti Paesi europei, è stata segnalata la circolazione di virus influenzali di tipo A/H3N2 a dicembre e gennaio. In Nord America hanno co-circolato virus influenzali di tipo A/H1N1, A/H3N2 e B. In particolare, negli Stati Uniti sono stati predominanti i virus influenzali di tipo A/H1N1 e in Canada sono stati predominanti i virus influenzali di tipo B.

Epidemiologia dell’influenza in Italia

In Italia, la sorveglianza epidemiologica si basa sulle rilevazioni settimanali dei casi di ILI, da parte di circa 900 Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta a partire dall’inizio della 42° settimana dell’anno fino all’ultima settimana del mese di aprile dell’anno successivo. Ai medici che partecipano alla sorveglianza si richiede di identificare e annotare giornalmente, sul proprio registro cartaceo, ogni nuovo caso di sindrome influenzale. Ogni settimana il numero aggregato dei casi osservati da ogni medico ( divisi per gruppi di età ) viene trasmesso al competente Centro di Riferimento.

Durante la stagione 2008-2009, si è registrata, in Italia, un’attività di media entità dell’influenza con una incidenza totale pari a 72 casi per 1000 assistiti. Tale valore è intermedio rispetto all’incidenza osservata nella stagione 2005-2006 ( 41 casi per 1000 assistiti ), quando è stato osservato il minimo storico di attività influenzale e quella osservata nella stagione 2004-2005 in cui l’incidenza ha raggiunto il massimo livello ( 116 casi per 1000 assistiti ) dall’avvio della sorveglianza ( stagione 1999-2000 ). Come osservato in tutte le stagioni influenzali, la fascia di età più colpita è quella dei bambini fino a 14 anni ( incidenza: 156 per 1000 assistiti ); in particolare il picco massimo è stato osservato nella fascia 0-4 anni ( 193 casi per 1000 assistiti ), seguito dalla fascia 5-14 anni ( 139 casi per 1000 assistiti ); l’incidenza decresce all’aumentare dell’età, e raggiunge il valore minimo negli anziani ( da 59 per 1000 assistiti tra 15 e 64 anni, a 34 per 1000 tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni ).

Alla sorveglianza epidemiologica si affianca la sorveglianza virologica, mirata alla caratterizzazione qualitativa dei diversi ceppi di virus influenzali circolanti, essenziale per l’aggiornamento della composizione del vaccino annuale della stagione successiva. L’attività di monitoraggio virologico viene coordinata dal Centro Nazionale Influenza ( NIC ) dell’Istituto Superiore di Sanità, che si avvale della collaborazione di una rete di 15 laboratori regionali, che provvedono alla raccolta dei campioni e alla identificazione dei virus.

Durante la stagione 2008/09, nell’ambito delle attività di sorveglianza virologica dell’influenza, sono stati raccolti ed analizzati 2213 campioni clinici di cui 737 ( 33% ) sono risultati positivi per influenza. Il periodo di massima raccolta dei campioni è stato registrato tra la 3° e la 5° settimana del 2009, sebbene la circolazione virale si sia mantenuta a livelli piuttosto elevati in un periodo più esteso, compreso tra la 2° e la 6° settimana. In particolare, la percentuale di positività registrata ha raggiunto il picco più elevato ( 44% ) nella 1° settimana. I virus influenzali di tipo A sono risultati complessivamente predominanti ( 94% ) rispetto a quelli di tipo B ( 6% ) ed il sottotipo H3, è stato nettamente prevalente ( 87% ), nell’ambito del tipo A, rispetto ai ceppi H1 ( 4% ). Sul restante 9% dei ceppi di tipo A non è stato possibile ottenere una sottotipizzazione. I virus di tipo B hanno cominciato a circolare soltanto a partire dalla 4° settimana del 2009.
Le analisi di caratterizzazione antigenica e molecolare eseguite sui ceppi virali isolati durante la stagione di sorveglianza, hanno mostrato un’elevata omologia dei virus influenzali A/H3 nei confronti del ceppo /Brisbane/10/2007 e dei virus A/H1 nei confronti del ceppo A/Brisbane/59/2007, già presenti nella composizione vaccinale per la stagione 2008/09 e, pertanto, confermati dall’OMS anche nella composizione vaccinale per la prossima stagione 2009/10.
Nell’ambito dei virus di tipo B, le analisi effettuate hanno confermato anche per quest’ultima stagione, una co-circolazione, sebbene a livelli molto bassi, di ceppi appartenenti ai due lineaggi Victoria- e Yamagata-like. Tuttavia, soprattutto nella seconda metà della stagione, i ceppi appartenenti al lineaggio Victoria-like sono risultati nettamente dominanti e strettamente correlati, sia dal punto di vista antigenico che molecolare, al nuovo ceppo di riferimento B/Brisbane/60/2008. In linea con quanto riportato anche nel nostro Paese, l’OMS ha deciso di sostituire il vecchio ceppo vaccinale B/Florida/4/2006 ( lineaggio Yamagata-like ) con la nuova variante B/Brisbane/60/2008 ( lineaggio Victoria-like ).

Durante la stagione 2008-2009, le attività di monitoraggio condotte nell’ambito dello studio della resistenza ai farmaci antinfluenzali ed, in particolare, agli inibitori della neuraminidasi, hanno permesso di rilevare che tutti i virus influenzali di tipo A - sottotipo H1N1 – analizzati nel laboratorio del NIC ( 18 sul totale di 27 ceppi isolati e/o identificati in tutta Italia ) sono risultati resistenti all’Oseltamivir ( Tamiflu ), sebbene ancora sensibili allo Zanamivir ( Relenza ).

La prevenzione dell’influenza

Misure di igiene e protezione individuale

La trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo importante nel limitare la diffusione dell’influenza. Recentemente l’ECDC ha valutato le evidenze sulle misure di protezione personali ( misure non farmacologiche ) utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, ed ha raccomandato le seguenti azioni: 1. Lavaggio delle mani ( in assenza di acqua, uso di gel alcolici ) Fortemente raccomandato - 2. Buona igiene respiratoria ( coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani ) Raccomandato - 3. Isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale Raccomandato - 4. Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari ( ospedali ) Raccomandato.
Tali misure si aggiungono a quelle basate sui presidi farmaceutici ( vaccinazioni e uso di antivirali ).
E’ opportuno che la popolazione eviti di recarsi al lavoro, se è affetta da sintomatologia influenzale, per evitare di contribuire alla diffusione del contagio.

La vaccinazione

La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace e sicuro per prevenire la malattia e le sue complicanze. La composizione dei vaccini antinfluenzali viene aggiornata di anno in anno. In presenza di una buona corrispondenza fra la composizione del vaccino e i virus influenzali circolanti, l’efficacia stimata, in adulti sani, varia dal 70 al 90%. Nei bambini e ragazzi fino a 16 anni è stimata un’efficacia pari al 60-70%. Negli anziani che vivono in comunità, l’efficacia stimata della vaccinazione, nel ridurre la mortalità legata all’influenza, varia dal 23 al 75%. Se si considerano gli anziani, che vivono in strutture di lungo-degenza, la stima di efficacia nel ridurre i decessi è del 23-79%.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica quale obiettivo primario della vaccinazione antinfluenzale la prevenzione delle forme gravi e complicate di influenza e la riduzione della mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio di malattia grave: una strategia vaccinale basata su questi presupposti presenta un favorevole rapporto costo-beneficio e costo-efficacia.

In ambito europeo, pur con qualche variazione, per ciò che concerne l’individuazione dei gruppi a rischio, cui la vaccinazione va offerta in via preferenziale, esiste una sostanziale concordanza sul fatto che principali destinatari dell’offerta di vaccino antinfluenzale stagionale debbano essere le persone di età pari o superiore a 65 anni, nonché le persone di tutte le età con alcune patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza.
Pertanto, gli obiettivi della campagna vaccinale stagionale contro l’influenza sono: • riduzione del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte; • riduzione dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità.

Gli antivirali

Sebbene la vaccinazione antinfluenzale annuale rappresenti la migliore strategia per la prevenzione delle complicanze delle infezioni da virus influenzali, i farmaci antivirali possono essere considerati come ulteriore presidio per il trattamento e la chemioprofilassi dell’influenza.

Degli antivirali attualmente in commercio in Italia ( inibitori M2: Amantadina; inibitori della neuraminidasi: Oseltamivir e Zanamivir ) sono autorizzati per l’uso profilattico l’Amantadina e l’Oseltamivir.

L’Amantadina è un farmaco indicato per l’influenza causata dai virus di tipo A. Revisioni sistematiche indicano che negli adulti la profilassi con questo farmaco ha un’efficacia del 25% nel prevenire i casi di ILI ( Influenza Like Sindrome ), e del 61% nel prevenire i casi di influenza da virus A confermati in laboratorio. L’utilizzo del farmaco è associato ad effetti collaterali e quindi non è raccomandato se non in particolari condizioni.

L’Oseltamivir è indicato contro l’influenza A e B ed è caratterizzato da migliore tollerabilità, rispetto all’Amantadina. L’efficacia di questo farmaco nel prevenire l’influenza confermata in laboratorio, nei giovani adulti, è risultata essere dell’82%, mentre l’efficacia nel prevenire le forme di ILI risulta estremamente modesta. Nel caso di trattamento post-esposizione di conviventi di casi di malattia l’efficacia è risultata del 58.5%.

In Italia lo Zanamivir è autorizzato al commercio con l’indicazione per il solo trattamento di soggetti di età maggiore o uguale a 12 anni.

L’efficacia profilattica dei farmaci antivirali dipende in modo cruciale dal tempo di somministrazione, che non deve superare le 48 ore dall’esordio dei sintomi del caso indice.
Sono stati descritti fenomeni di resistenza all’Oseltamivir. Durante la stagione 2008-2009, secondo i dati dell’OMS, la prevalenza di resistenza all’oseltamivir è stata più alta in Canada, Hong Kong, Giappone, Corea e USA. In Europa la prevalenza è stata molto alta in Francia, in Germania, Irlanda, Italia e Regno Unito.

Le attività di monitoraggio condotte nell’ambito dello studio della resistenza ai farmaci antinfluenzali ed, in particolare, agli inibitori della neuraminidasi, hanno permesso di rilevare che tutti i virus influenzali di tipo A - sottotipo H1N1 – analizzati in Italia sono risultati resistenti all’Oseltamivir, sebbene ancora sensibili allo Zanamivir.
L’uso profilattico dei farmaci antivirali non è raccomandato di routine durante le epidemie stagionali di influenza.

Va inoltre ribadito che gli antivirali : • non sono un’alternativa alla vaccinazione; • devono essere sempre assunti su prescrizione e sotto controllo medico; • devono essere assunti con tempestività.

Raccomandazioni per la vaccinazione antinfluenzale

Composizione del vaccino antinfluenzale per la stagione 2009-2010

Le informazioni sui ceppi circolanti e il trend epidemiologico sono raccolti dal Global Influenza Surveillance Network dell’OMS, che si avvale della collaborazione dei National Influenza Centres ( NIC ), presenti in 83 Paesi del mondo. Per l’Italia, il NIC è sito presso l’Istituto Superiore di Sanità.

In base ai dati osservati è stata decisa la seguente composizione del vaccino per la stagione 2009-2010 per l’emisfero settentrionale: antigene analogo al ceppo A/Brisbane/59/2007 (H1N1); antigene analogo al ceppo A/ Brisbane /10/2007 (H3N2); antigene analogo al ceppo B/ Brisbane /60/2008.

Le quantità antigeniche standardizzate per ciascun ceppo vaccinale devono contenere una quantità di emoagglutinina pari a 15 microg per ceppo e per dose di vaccino antinfluenzale.

Raccomandazioni sull'impiego del vaccino antinfluenzale

Il vaccino antinfluenzale è indicato per la protezione di tutti i soggetti che non abbiano specifiche controindicazioni alla sua somministrazione, come riportato nei foglietti illustrativi e nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ( RCP ) di ogni specifico vaccino. Tuttavia, in accordo con gli obiettivi specifici indicati dalla pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici della vaccinazione antinfluenzale, sono qui indicati i gruppi di popolazione per cui l’offerta attiva e gratuita di vaccinazione è prioritaria da parte dei servizi territoriali di prevenzione, direttamente o attraverso servizi collegati ( medici di famiglia, ospedali, datori di lavoro ):

1. Soggetti di età pari o superiore a 65 anni;

2. Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti affetti da: a) malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio ( inclusa l’asma, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopneumopatia cronico ostruttiva ( BPCO ), b) malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite, c) diabete mellito e altre malattie metaboliche, d) malattie renali con insufficienza renale, e) malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, f) tumori, g) malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, h) malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali, i) patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici, j) patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie ( ad es. malattie neuromuscolari );

3. Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con Acido Acetilsalicilico ( Aspirina, ASA ), a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione influenzale;

4. Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza. Diversi studi hanno messo in evidenza il maggior rischio di gravi complicazioni in seguito all'influenza, anche in assenza di condizioni mediche predisponenti, per le donne nel terzo trimestre di gravidanza o nelle prime fasi del puerperio; i vaccini antinfluenzali sono a base di virus uccisi o di subunità e non comportano quindi, in nessuna fase della gravidanza, i rischi connessi all’impiego di vaccini con virus vivi attenuati. Per quanto riguarda le donne che sono nel secondo e terzo trimestre di gravidanza durante la stagione epidemica, è opportuno che vengano vaccinate contro l’influenza stagionale per l’aumentato rischio di complicanze gravi e di decesso correlati alla malattia. La vaccinazione, può essere effettuata in qualsiasi trimestre della gravidanza, in quanto non associata a rischi per il feto. Tuttavia, si ritiene opportuno sottolineare che nel corso del primo trimestre di gravidanza l’effettuazione della vaccinazione antinfluenzale deve essere subordinata ad una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio da parte del medico curante, dal momento che la letteratura scientifica riguardante gli effetti della vaccinazione eseguita in questa fase della gravidanza è scarsa e non esaustiva.

5. Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti . I pazienti ricoverati presso le strutture per lungodegenti risultano particolarmente fragili nei periodi di maggiore circolazione dei virus influenzali. Essi risultano generalmente portatori di condizioni individuali o di specifiche patologie che predispongono alle complicanze e rendono particolarmente grave il decorso della malattia influenzale. Inoltre la vita in comunità rende molto facile il contagio interumano ogni volta che il virus entra nella comunità stessa. Un’ampia letteratura documenta l’utilità della vaccinazione influenzale nelle comunità per lungodegenti.

6. Medici e personale sanitario di assistenza. Le motivazioni per le quali è importante l’immunizzazione del personale sanitario che opera nelle strutture ospedaliere per acuti, nelle comunità per lungodegenti, nelle strutture territoriali e a livello di popolazione ( medici e pediatri di famiglia ) sono diverse: a. il rischio personale di contrarre l’influenza essendo a continuo contatto con soggetti ammalati di forme respiratorie e di influenza specie nei periodi di diffusione epidemica dei virus; b. l’assenteismo dal lavoro per influenza proprio nel periodo in cui vi è maggiore richiesta di assistenza da parte della popolazione; c. il rischio di diventare fonte di infezione da virus influenzali nella comunità dove esercitano la loro attività lavorativa ( ospedale, strutture per lungodegenti etc. ), comunità che richiedono invece il massimo di tutela. Esiste un’ampia letteratura che documenta l’utilità della vaccinazione del personale sanitario.

7. Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio. Tale categoria di soggetti diventa un importante elemento per ridurre il rischio di trasmissione, soprattutto quando i soggetti ad alto rischio non possono essere vaccinati a causa dell’esistenza di vere controindicazioni alla vaccinazione.

8. Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori: La vaccinazione sarà offerta gratuitamente alle forze di polizia e ai vigili del fuoco, considerato il ruolo essenziale svolto nell’ambito della sicurezza ed emergenza.
Altre categorie socialmente utili potrebbero avvantaggiarsi della vaccinazione per specifici motivi o, comunque, per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa; a tale riguardo, è facoltà delle Regioni/PP.AA. definire i principi e le modalità dell’offerta a tali categorie.
Infine, è pratica internazionalmente diffusa l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antinfluenzale da parte dei datori di lavoro ai lavoratori particolarmente esposti per attività svolta e al fine di contenere ricadute negative sulla produttività.

9. Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. Ai lavoratori a contatto con specie animali, che sono serbatoi naturali dei virus influenzali o che si ammalano a causa di questi, va raccomandata, ed offerta attivamente, la vaccinazione antinfluenzale.
Tale intervento preventivo è finalizzato a mantenere in salute questa categoria di soggetti che, oltre a coloro che sono coinvolti nell’allevamento, comprende operatori che svolgono importanti funzioni di vigilanza e controllo sulla salute animale, che si sono rivelate le armi più efficaci nel contrastare l’introduzione e la diffusione di virus influenzali altamente patogeni e potenzialmente pandemici. La vaccinazione antinfluenzale, inoltre, è importante anche per evitare co-infezioni in questi soggetti tra virus influenzali umani e virus influenzali patogeni per specie animali, che potrebbero dar luogo ad una ricombinazione virale che potrebbe dare origine ad un nuovo virus influenzale altamente patogeno, trasmissibile da uomo a uomo. Per tale ragione, la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata a: allevatori; addetti all’attività di allevamento; addetti al trasporto di animali vivi; macellatori e vaccinatori; veterinari pubblici e libero-professionisti.

10. Informazioni aggiuntive riguardo alla vaccinazione di ulteriori gruppi di popolazione - Bambini non compresi nelle categorie a rischio: l’inserimento nelle categorie da immunizzare prioritariamente contro l’influenza di tutti i bambini da 6 mesi a 24 mesi ( o fino a 5 anni ) è un argomento attualmente al centro di discussione da parte della comunità scientifica internazionale. Questa scelta è già stata fatta dalla Sanità Americana e Canadese ma i dati di copertura vaccinale finora raggiunti non consentono di valutare l’impatto di tale intervento. Pertanto i Servizi di Sanità Pubblica dei Paesi europei, compresi quelli italiani, non hanno finora ritenuto di promuovere programmi di offerta attiva gratuita del vaccino influenzale ai bambini che non presentino fattori individuali di rischio. Ciò non significa che vi siano controindicazioni alla vaccinazione dei bambini sani di età superiore a 6 mesi, qualora il loro pediatra optasse per tale scelta. Ma si sottolinea di considerare, stimato il numero limitato di vaccino disponibile, la priorità dell’offerta per i soggetti appartenenti a gruppi a rischio.
Valgono per loro le stesse regole (dosaggio, n° di dosi) indicate per i bambini appartenenti ai gruppi di rischio.

Popolazione generale

Possono scegliere di vaccinarsi contro l’influenza tutte le persone che desiderino evitare la malattia influenzale, per varie motivazioni ( timore della malattia, viaggi, lavoro, etc. ), salvo quelle per cui esistano specifiche controindicazioni; è bene che tale scelta sia sempre effettuata di concerto con il proprio medico. Il vaccino è disponibile presso le farmacie.

Informazioni sui vaccini antinfluenzali

Fermo restando che i vaccini vanno utilizzati sempre seguendo le indicazioni contenute nei Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto ( RCP ) approvati dei singoli prodotti autorizzati in Italia, al fine di supportare l’informazione sul vaccino antinfluenzale, di seguito si riportano alcune importanti indicazioni.

Tipologia di vaccini

I vaccini disponibili in Italia sono tutti inattivati e quindi non contengono particelle virali intere attive e sono classificabili nei seguenti tipi: - vaccino split, contenente virus influenzali frammentati; - vaccino a subunità, contenente solo gli antigeni di superficie, emoagglutinina e neuraminidasi; - vaccino virosomiale, contenente gli antigeni di superficie emoagglutinine e neuroaminidasi legati a virosomi come sistema carrier/adiuvante; - vaccino adiuvato, contenente gli antigeni di superficie emulsionati ad adiuvante oleoso metabolizzabile ( MF59 ).

I vaccini a subunità, sono in genere meno reattogenici rispetto agli altri e pertanto sono particolarmente indicati per l’immunizzazione dei bambini e di adulti che abbiano presentato episodi reattivi a precedenti vaccinazioni .

I vaccini virosomiali vanno considerati come vaccini adiuvati; sono autorizzati per l’immunizzazione dei soggetti dai 6 mesi di età.

I vaccini adiuvati con MF59 sono autorizzati, fino ad ora per l’immunizzazione dei soggetti di età maggiore o uguale a 64 anni. La funzione degli adiuvanti è quella di potenziare la risposta immunitaria alla vaccinazione; per questo trovano particolare indicazione per l’immunizzazione dei soggetti anziani e di quelli poco rispondenti.

Modalità di somministrazione

Poiché la maggior parte della popolazione è stata, con tutta probabilità, infettata dai virus influenzali A/H3N2, A/H1N1 e B nel corso degli ultimi anni, una sola dose di vaccino antinfluenzale è sufficiente per i soggetti di tutte le età, con esclusione dell’età infantile. Per i bambini al di sotto dei 9 anni di età, mai vaccinati in precedenza, si raccomandano due dosi di vaccino antinfluenzale stagionale, da somministrare a distanza di almeno quattro settimane.
Il vaccino antinfluenzale va somministrato per via intramuscolare ed è raccomandata l’inoculazione nel muscolo deltoide per tutti i soggetti di età superiore a 9 anni; nei bambini e nei lattanti la sede raccomandata è la faccia antero-laterale della coscia.

Mantenimento del vaccino, temperatura e stabilità

Il vaccino antinfluenzale deve essere conservato a temperature comprese tra +2°C e + 8°C, e non deve essere congelato. I vaccini inattivati contro l’influenza, se conservati ad una temperatura corretta, tra 2 e 8°C, rimangono stabili per almeno un anno.
Per un mantenimento ottimale si raccomanda di assicurarsi che il vaccino permanga il meno possibile fuori dal frigorifero; il vaccino deve essere trasportato in busta o contenitore per farmaci/alimenti surgelati/refrigerati nei quali sia presente un elemento refrigerante, con il quale va evitato accuratamente che il vaccino venga a diretto contatto.

Controindicazioni e precauzioni

Il vaccino antinfluenzale non deve essere somministrato a: - Lattanti al di sotto dei sei mesi ( per mancanza di studi clinici controllati che dimostrino l’innocuità del vaccino in tali fasce d’età ); - Soggetti che abbiano manifestato reazioni di tipo anafilattico ad una precedente vaccinazione o ad uno dei suoi componenti; - Una malattia acuta di media o grave entità, con o senza febbre, costituisce una controindicazione temporanea alla vaccinazione, che va rimandata a guarigione avvenuta.

Un’anamnesi positiva per sindrome di Guillain-Barrè costituisce motivo di precauzione riguardo alla somministrazione di vaccino antinfluenzale.

Somministrazione simultanea di più vaccini

Il vaccino antinfluenzale non interferisce con la risposta immune ad altri vaccini inattivati o vivi attenuati. I soggetti che rientrano nelle categorie da sottoporre a vaccinazione possono ricevere, se necessario, il vaccino antinfluenzale contemporaneamente ad altri vaccini, in sedi corporee e con siringhe diverse.
Negli adulti ad alto rischio di complicazioni e negli anziani, la vaccinazione antinfluenzale è l’occasione opportuna per somministrare contemporaneamente altri vaccini, quali l’antipneumococcico, per prevenire le complicanze dell’influenza o di altre infezioni virali dell’apparato respiratorio, e l’antitetanico, per prevenire i rischi di tale infezione.

Reazioni indesiderate al vaccino antinfluenzale

I vaccini antinfluenzali contengono solo virus inattivati o parti di questi, pertanto non possono essere responsabili di infezioni da virus influenzali. Le persone vaccinate dovrebbero essere ragguagliate sul fatto che, particolarmente nella stagione fredda, infezioni respiratorie e sindromi con sintomatologie simili a quelle dell’influenza possono essere provocate da molteplici altri agenti batterici e virali, nei cui confronti il vaccino antinfluenzale non può avere alcuna efficacia protettiva.

Gli effetti collaterali comuni dopo somministrazione di vaccino antinfluenzale consistono in reazioni locali, quali dolore, eritema, gonfiore nel sito di iniezione. Le reazioni sistemiche comuni includono malessere generale, febbre, mialgie, con esordio da 6 a 12 ore dalla somministrazione della vaccinazione e della durata di 1 o 2 giorni. Sono raramente segnalate anche reazioni allergiche.
Sono stati riferiti, dopo vaccinazione antinfluenzale, eventi rari quali trombocitopenia, nevralgie, parestesie, disordini neurologici. La correlazione causale tra la somministrazione di vaccino antinfluenzale e tali eventi non è stata dimostrata. In particolare, non è stata dimostrata l’associazione tra i vaccini antinfluenzali correntemente in uso e la sindrome di Guillain-Barre, che presenta invece una associazione con diverse malattie infettive, tra cui la stessa influenza ed altre infezioni delle vie aeree.

Somministrazione simultanea del vaccino anti-influenzale ed anti-pneumococcico in anziani e soggetti a rischio

Negli adulti ad alto rischio di complicazioni e negli anziani, è possibile effettuare la vaccinazione antipneumococcica contemporaneamente con quella antinfluenzale. Negli ultimi anni, numerosi studi pubblicati in letteratura hanno dimostrato che la simultanea somministrazione del vaccino antipneumococcico e antinfluenzale elicita una risposta immunitaria soddisfacente, senza aumentare l’incidenza o la gravità degli eventi avversi.

È raccomandabile, dunque, favorire programmi di offerta attiva della vaccinazione a soggetti di età uguale o superiore a 64 anni, ai soggetti istituzionalizzati, ai soggetti ad alto rischio, con vaccino polisaccaridico 23-valente, in occasione della vaccinazione annuale contro l’influenza e prevedere, contemporaneamente, programmi di sorveglianza per la valutazione dell’efficacia dell’intervento vaccinale.

In Italia alcune regioni e PA hanno deliberato l’offerta di vaccinazione anti-pneumococcica durante le campagne di vaccinazione anti-influenzale; per la stagione 2008-09 risultano vaccinati il 2,6% degli ultrasessantacinquenni.

Va comunque tenuto presente che, mentre la vaccinazione antinfluenzale va effettuata annualmente, la vaccinazione antipneumococcica richiede un solo richiamo dopo 5 anni e quindi la quantità di soggetti vaccinati in un anno è certamente una sottostima di tutti i vaccinati; alla luce delle attuali conoscenze in merito si consiglia di effettuare non più di un richiamo dalla prima dose.

Una recente revisione delle evidenze disponibili in letteratura, commissionata dal Ministero della Salute, ha concluso che non vi è consenso unanime tra i revisori delle evidenze circa l’efficacia della vaccinazione universale tra gli anziani. Inoltre non sono ancora disponibili osservazioni circa l’effetto aggiuntivo, in termini di guadagno di salute, ottenuto dalla vaccinazione anti-pneumococcica. ( Xagena_2009 )

Fonte: Ministero della Salute, 2009



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