Allergia ai farmaci: come avviene la diagnosi?

A cura del Prof. G. Patriarca, Serv. Allergologia, Pol. Gemelli, Roma

La diagnostica dell'allergia ai farmaci è a tutt'oggi un problema non del tutto risolto a causa delle scarse conoscenze dei meccanismi patogenetici.
Un'accurata raccolta dei dati anamnestici del paziente è molto importante perché può consentire di accertare i rapporti cronologici tra l'assunzione di un farmaco e la comparsa delle manifestazioni cliniche; inoltre permette di evidenziare pregresse reazioni, anche di modesta entità, allo stesso farmaco. Questo permette, tenendo conto anche della frequenza di reazioni avverse che ciascun farmaco può provocare, di fissare i propri sospetti su di un farmaco o su un gruppo di farmaci.
In seguito si procede con i test in vitro e in vivo. I test cutanei vengono iniziati con i prick test e proseguiti poi con i test intradermici.
E' importante ricordare però che tali test possono causare, in soggetti sensibili, reazioni severe e che pertanto devono essere impiegati solo da personale particolarmente esperto.
Saranno in seguito eseguiti i patch test (cerottoreazioni) con i farmaci da studiare, patch che verranno letti in seguito a 72 ore.
I test sierologici in vitro (RAST) per la ricerca delle IgE specifiche sono disponibili solo per pochi farmaci come: penicillina, ampicillina, amoxicillina. Scarso aiuto fornisce la determinazione delle IgE totali (PRIST) che in questi pazienti dà valori normali.
In seguito si può procedere con test di tolleranza orale e/o intramuscolare con farmaci alternativi.
(Xagena 2000)