Studio FOURIER: Evolocumab riduce il colesterolo LDL e il rischio di eventi cardiovascolari senza nuovi effetti sulla sicurezza


Lo studio FOURIER sugli outcome di Evolocumab ( Repatha ) ha stabilito per la prima volta che ridurre al massimo i livelli di colesterolo LDL ( C-LDL ), oltre quanto già raggiungibile con la migliore terapia attualmente disponibile, conduce a una ulteriore riduzione di eventi cardiovascolari maggiori, compresi infarto miocardico, ictus e rivascolarizzazione coronarica.

Evolocumab riduce in maniera significativa ( 20% ) il rischio di eventi cardiovascolari maggiori. Il rischio di infarto miocardico, ictus e rivascolarizzazione coronarica si riduce rispettivamente del 27%, del 21% e del 22%.

E' la prima volta che si riesce a dimostrare, in uno studio dedicato agli outcome, che la riduzione del colesterolo LDL attraverso l’inibizione di PCSK9 risulta in un beneficio cardiovascolare clinicamente significativo.
Questi benefici sono stati possibili portando il colesterolo LDL fino a una mediana di 30 mg/dL, molto al di sotto degli attuali target, e più i pazienti rimanevano in trattamento e maggiore era la riduzione del rischio.
Tali risultati supportano la necessità di una riduzione del colesterolo LDL molto consistente e a lungo termine in pazienti con malattia cardiovascolare.

I risultati sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine ( NEJM ) e presentati in occasione del 66° meeting dell'American College of Cardiology ( ACC ).

Studio FOURIER

FOURIER è stato condotto su 27.564 pazienti già in trattamento con terapia statinica ottimizzata, che avevano avuto un pregresso infarto miocardico, ictus o arteropatia periferica sintomatica.

Lo studio è stato dimensionato sugli eventi cardiovascolari maggiori robusti, ovvero sull’endpoint composito costituito da primo infarto miocardico, ictus e morte cardiovascolare ( endpoint secondario principale ) e ha dimostrato che l’aggiunta di Evolocumab alla terapia statinica ottimizzata riduce del 20% tali eventi.
Si tratta di una riduzione statisticamente significativa ( p inferiore a 0.001 ).

Il beneficio sostanziale è iniziato già a 6 mesi di trattamento e ha continuato ad accumularsi lungo il corso di 2.2 anni ( mediana dello studio ).
Infatti, l’ampiezza della riduzione del rischio sull’endpoint composito secondario è cresciuta nel tempo passando dal 16% del primo anno al 25% nel periodo successivo.

Lo studio ha, inoltre, dimostrato una riduzione statisticamente significativa del 15% ( p inferiore a 0.001 ) anche relativamente all’endpoint primario composito, che includeva ospedalizzazione per angina instabile, rivascolarizzazione coronarica, infarto miocardico, ictus o morte cardiovascolare.

I pazienti in trattamento con Evolocumab hanno ottenuto una riduzione nominale del rischio di infarto miocardico del 27% ( p inferiore a 0.001 ), di ictus del 21% ( p=0.01 ) e di rivascolarizzazione coronarica del 22% ( p inferiore a 0.001 ).

Come con altri studi clinici con terapie altamente ipolipemizzanti, non si sono osservati effetti sulla mortalità cardiovascolare.
Similmente non sono stati riportati effetti sulle ospedalizzazioni per angina instabile.
In una analisi esploratoria, la riduzione del rischio relativo di infarti fatali e non-fatali o di ictus è stata del 19% nel primo anno ( p=0.003 ) e del 33% nel periodo successivo ( p inferiore a 0.00001 ).

Aggiunto alla terapia statinica ottimizzata, Evolocumab ha ridotto il colesterolo LDL da una mediana di 92 a 30 mg/dL, una riduzione del 59% alla settimana 48 che è stata mantenuta per tutta la durata dello studio.
Alla settimana 48, il colesterolo LDL è stato ridotto ad almeno 25 mg/dL nel 42% dei pazienti trattati con Evolocumab rispetto a una percentuale inferiore allo 0.1% nel gruppo trattato con placebo ( p inferiore a 0.001 ).
Inoltre il trattamento con Evolocumab ha avuto effetti positivi anche sugli altri parametri lipidici.

Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza in questo ampio studio clinico che ha incluso circa 60.000 pazienti–anno di follow up, considerando anche la valutazione dei pazienti che hanno raggiunto livelli molto bassi di colesterolo LDL.
In particolare, non sono state evidenziate differenze degne di nota tra gruppi di trattamento nella frequenza totale degli eventi avversi, degli eventi avversi gravi o degli eventi avversi che hanno portato alla sospensione del farmaco in studio.
Allo stesso modo, sono risultati simili tra i due gruppi di trattamento le frequenze di: diabete mellito di nuova insorgenza ( 8.1% Evolocumab; 7.7% placebo ), effetti collaterali muscolari ( 5.0% vs 4.8% ), cataratta ( 1.7% vs 1.8% ), eventi avversi neurocognitivi ( 1.6% vs 1.5% ) e reazioni allergiche ( 3.1% vs 2.9% ).
Le reazioni nel sito di iniezione sono risultate più comuni con Evolocumab rispetto a placebo ( 2.1% vs 1.6% ).

Nei pazienti trattati con Evolocumab sono stati identificati nuovi anticorpi leganti dopo il basale in 43 pazienti ( 0.3% ), mentre non sono stati evidenziati anticorpi neutralizzanti in alcun paziente. ( Xagena_2017 )

Fonte: Amgen, 2017

Xagena_Medicina_2017