Giovani sopravvissuti ad infarto miocardico: il fumo è il maggior predittore di eventi cardiaci recidivanti


Continuare a fumare dopo un infarto miocardico rappresenta il più importante predittore di eventi cardiaci recidivanti tra i pazienti di 35 anni d’età o più giovani, che sopravvivono ad un infarto miocardico acuto ( IMA ).

In particolare, i pazienti che continuano a fumare hanno un rischio cardiovascolare aumentato di quasi 3 volte, rispetto a coloro che smettono di fumare dopo il primo evento infartuale.
Questo più alto rischio è indipendente dal tipo di trattamento effettuato, dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare ( es. alti livelli di colesterolo, alti livelli pressori, diabete mellito o indice di massa corporea ) ed anche dalla funzione del ventricolo sinistro ( frazione d’eiezione ).

Dei 135 soggetti dello studio, più della metà ( 56% ) aveva continuato a fumare dopo aver sofferto di un infarto miocardico ed 1 paziente su 3 è andato incontro ad un evento cardiaco durante questo periodo di tempo ( 3 morti, 30 sindromi coronariche acute, 11 rivascolarizzazioni ).
Quasi la metà dei fumatori che hanno persistito nell’abitudine al fumo ( in media 20 sigarette al giorno ) hanno sofferto di eventi cardiaci, mentre solo il 18% di coloro che hanno smesso ha sofferto di un evento durante il periodo osservazionale.

I pazienti erano stati reclutati tra il 1997 ed il 2001 da due grandi ospedali in Atene ( Grecia ) e seguiti fino a 10 anni.

Tre pazienti su 4 erano in sovrappeso o obesi quando ebbero il primo infarto miocardico; l’ipercolesterolemia era il secondo più prevalente fattore di rischio ( oltre allo stato di fumatore ) tra questi pazienti ( il 70% aveva livelli di colesterolo sopra i 200 mg/dl ).

Un precedente studio, compiuto sempre da Ricercatori dell’University General Hospital Attikon in Grecia, aveva trovato che la maggioranza dei pazienti ( 95% ), che aveva sperimentato un infarto miocardico prima dell’età di 36 anni, era fumatore.
I fumatori di età inferiore ai 36 anni avevano un rischio 6 volte maggiore di infarto miocardico acuto, senza riguardo all’ipercolesterolemia o al diabete mellito. ( Xagena_2008 )

Fonte: American College of Cardiology, 2008



Link: MedicinaNews.it