Insufficienza cardiaca ischemica: la gravità dell’apnea notturna permette di predire la mortalità


L’apnea durante il sonno è associata ad un aumento della mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca ischemica.

Ricercatori del Toronto General Hospital in Canada hanno studiato 193 pazienti con scompenso cardiaco e frazione d’eiezione ventricolare sinistra ( FEVS ) pari al 45% o valore inferiore.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi sulla base della gravita dell’apnea notturna:

a) apnea nel sonno moderata-grave, definita come indice apnea-ipopnea di 15 per ora di sonno o valore superiore, oppure

b) apnea nel sonno lieve o nessuna apnea, definita come un indice apnea-ipopnea al di sotto di 15 per ora di sonno.

Durante i 32 mesi del periodo osservazionale, il 18% ( n=34 ) dei pazienti è morto, di questi 22 presentavano insufficienza cardiaca ischemica e 12 insufficienza cardiaca non-ischemica ( p=0.007 ).

La mortalità non-aggiustata è risultata più alta tra i pazienti con dispnea notturna moderata-grave, rispetto a quelli con forma lieve di dispnea o nessuna dispnea.
Tuttavia, dopo aggiustamento per altri fattori di rischio, come l’età e la classe NYHA, il rischio di morte associato alla dispnea nel sonno si è solo avvicinato alla significatività statistica ( hazard ratio, HR=1.86; p=0.079 ).

Tra i 79 pazienti affetti da ischemia, la mortalità era significativamente più alta in quelli con apnea notturna moderata-grave che in quelli con nessuna apnea o forma lieve ( incidenza di mortalità a 5 anni: 18.9 vs 4.6 per 100 pazienti-anno ), ed è rimasta significativa dopo aggiustamento per età, FEVS, classe NYHA e fibrillazione atriale ( HR=0.94 ).

Dallo studio è emerso che dal trattamento dell’apnea durante il sonno possono beneficiare soprattutto i pazienti con scompenso cardiaco su base ischemica piuttosto che i soggetti senza origine ischemica dell’insufficienza cardiaca. ( Xagena_2009 )

Fonte: Heart, 2009



Link: MedicinaNews.it