Leucemie a cellule B recidivanti o refrattarie: sicurezza e persistenza delle cellule T autologhe anti CD19


Sono stati riportati i risultati dei primi 10 pazienti con leucemia linfocitica cronica ( CLL ) refrattaria alla chemioterapia o con leucemia linfoblastica acuta a cellule B recidivante ( ALL ), che sono stati reclutati per il trattamento con cellule T autologhe modificate per esprimere 19-28z, un antigene ( Ag ) chimerico di seconda generazione recettore-specifico delle cellule B della linea Ag CD19.

Otto dei 9 pazienti trattati hanno ben tollerato l'infusione delle cellule T 19-28z+.

Tre di 4 pazienti valutabili affetti da leucemia linfocitica cronica che hanno ricevuto un precedente condizionamento con Ciclofosfamide, hanno mostrato entrambi una riduzione significativa o una risposta mista nella linfoadenopatia senza sviluppo concomitante di aplasia delle cellule B.

Al contrario, un paziente con recidiva di leucemia linfoblastica acuta, trattato in fase di remissione con una dose simile di cellule T ha sviluppato aplasia delle cellule B, come previsto.

La persistenza delle cellule T infuse per un breve periodo è migliorata con la somministrazione precedente di Ciclofosfamide ed è stata inversamente proporzionale alla gravità del tumore del sangue periferico.

Ulteriori analisi hanno dimostrato un rapido scambio delle cellule T modificate al tumore e mantenimento ex vivo del potenziale citotossico delle cellule T verso CD19 recuperate 8 giorni dopo l'infusione.

E' possibile concludere che questo approccio con cellule T adottive è promettente e più propenso a mostrare beneficio clinico nel contesto di una precedente chemioterapia di condizionamento con un carico tumorale basso o minima malattia residua. ( Xagena_2011 )

Brentjens RJ et al, Blood 2011; 118: 4817-4828



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