Psicostimolanti nei pazienti con demenza


È stata compiuta una revisione dell'efficacia e della sicurezza degli psicostimolanti sui sintomi comportamentali negativi ( quali apatia, eccessiva sedazione diurna ) e sullo stato cognitivo nei pazienti con demenza.

I dati sono stati raccolti dalla letteratura presente in diversi database ( 1966-2010 ).

Gli psicostimolanti sono stati impiegati come trattamento per i sintomi cognitivi e comportamentali nella demenza per decenni, ma la letteratura è in ritardo in merito a questa pratica. Sono state esaminate 8 relazioni sull'uso di psicostimolanti come trattamento dell'apatia nella demenza.
Il Metilfenidato ( Ritalin ) è stato il farmaco più studiato e i miglioramenti dell'apatia sono stati costantemente osservati; tuttavia, l'entità e la durata degli effetti rimangono poco chiari.

In tutto, 6 studi hanno preso in esame gli effetti cognitivi di diversi psicostimolanti in pazienti con demenza; gli psicostimolanti hanno avuto un moderato o nessun effetto sull'aspetto cognitivo.
Esistono pochi studi per poter trarre conclusioni circa l'uso di psicostimolanti per il trattamento dell'eccessiva sedazione diurna nella demenza.

La possibilità degli psicostimolanti di aumentare la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e portare a irritabilità, agitazione e psicosi impone una selezione attenta e critica dei pazienti, soprattutto negli anziani con gravi malattie cardiovascolari o altre anomalie cardiache sottostanti.

Sulla base di studi limitati, il trattamento con Metilfenidato è una possibile alternativa per contrastare l'apatia nei pazienti con demenza.

Gli psicostimolanti, come gruppo, non sembrano essere trattamenti sostanzialmente efficaci per le alterazioni cognitive o comportamentali della demenza. La potenziale utilità degli psicostimolanti deve essere bilanciata con un'attenta selezione del paziente. ( Xagena2010 )

Dolder CR et al, Ann Pharmacother 2010; 44: 1624-1632



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