Criteri di ammissione alla riabitazione dopo ictus.

A cura di Salvatore Giaquinto, Neurologia, Osp. San Raffaele, Roma

Esiste una profonda divergenza fra i criteri di ammissione in riabilitazione fra italiani e americani. Questi ultimi sono molto restrittivi e applicano alla lettera il principio di risparmiare le risorse. Ad esempio, lavori statunitensi dicono esplicitamente che se il paziente colpito da ictus per la prima volta (first-ever stroke) ha una disabilità inferiore al punteggio 40 della scala FIM, il caso va respinto e inviato alla lungodegenza. La scala FIM ha l'escursione da 18 (massima disabilità) a 126 (normalità). Ma ricerche italiane hanno dimostrato su una vasta popolazione di pazienti, con punteggio inferiore a 40, che ben l'8% guadagnava una sufficiente autonomia in due mesi. Il problema oltre che medico e' deontologico: si possono privare della riabilitazione otto pazienti se in 92 la terapia è inefficace? Forse per i rigidi amministratori americani questo è possibile, per noi europei no. Le scale di disabilità non debbono essere usate per scopi fiscali e il concetto di solidarietà non può essere sostituito da quello dell'economia fino all'osso.
(Giaquinto S., Buzzelli S., Di Francesco L., Lottarini A., Montenero P., Tonin P., Nolfe G. On the prognosis of outcome after stroke. Acta Neurologica Scandinavica 1999; 100: 202-208.)