Fratture instabili del sacro: trattamento chirurgico


Uno studio ha valutato l’efficacia di diversi tipi di trattamento delle fratture sacrali, attraverso un’analisi delle caratteristiche della frattura, della tecnica di riduzione e di sintesi, dei risultati ottenuti e delle eventuali complicanze.

Lo studio retrospettivo ha preso in considerazione 48 pazienti con frattura sacrale instabile trattata chirurgicamente tra il 2002 e il 2009 presso il CTO/ Maria Adelaide di Torino e il San Luigi Gonzaga di Orbassano, con età media di 38.77 anni ( range 18-63 ).

Per ciascun paziente è stata annotata la scomposizione iniziale, postoperatoria e a medio termine ( follow-up minimo: 3 mesi ), il tipo di riduzione e i mezzi di sintesi utilizzati.

La scomposizione iniziale e postoperatoria sono risultate fortemente associate; la riduzione è risultata eccellente-buona nel 55% e scarsa nel 10% circa dei casi.

La lunghezza delle viti sacro-iliache, mezzo di sintesi più utilizzato, per le quali era stato concepito uno specifico score radiografico, ha dimostrato una significativa relazione con l’instabilità della frattura.

L’utilizzo di placche da sinfisi ha dimostrato il maggior numero di complicanze post-operatorie a breve termine, seppur di scarsa gravità.

Non si sono registrati casi di scomposizione secondaria.

In conclusione, a causa della relativa rarità delle fratture del sacro, la scelta del trattamento ottimale risulta spesso difficoltoso per il traumatologo.
Sono disponibili, in letteratura, scarse indicazioni basate su evidenze scientifiche: sono necessari ulteriori studi allargati per una valutazione attendibile dell’efficacia dei diversi tipi di sintesi a lungo termine. ( Xagena_2010 )

Capella M et al, Minerva Ortopedica e Traumatologica 2010;61:11-19



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Chiru2010